video suggerito
video suggerito

Roma, abortisce da sola nel bagno dell’ospedale: “Tutti i medici obiettori”

L’episodio all’ospedale Pertini di Roma: “In ospedale erano tutti obiettori”, ha denunciato la donna che ha una malattia rara e chiede l’accesso alla diagnosi pre-impianto e alla fecondazione assistita.
A cura di Susanna Picone
3.891 CONDIVISIONI
Immagine

“Io sognavo un figlio, un bambino che avesse qualche possibilità di una vita normale. Invece mi sono ritrovata ad abortire al quinto mese sola come un cane. Abbandonata in un bagno a partorire il feto morto, con il solo aiuto di mio marito Fabrizio”: con queste parole una 28enne romana, Valentina, ha raccontato a Repubblica il suo dramma. Il dramma di abortire da sola in un bagno dell’ospedale Pertini di Roma. Senza l’assistenza dei medici, ma solo con l’aiuto del suo compagno. Tutto questo “per colpa di una legge sulla fecondazione ingiusta, di medici obiettori, di uno Stato che non garantisce assistenza”. Valentina e Fabrizio sono l’ultima coppia in ordine di tempo ad aver ottenuto dal Tribunale di Roma un’ordinanza che solleva il dubbio di legittimità costituzionale della legge 40. La donna è infatti portatrice di una grave anomalia genetica e alla coppia è stato negato l’accesso alla fecondazione assistita e alla diagnosi genetica pre-impianto per impedire la trasmissione della patologia al nascituro. Ma prima di arrivare a questo Valentina e Fabrizio hanno vissuto diversi aborti, tra cui l’ultimo – appunto – in ospedale ma senza nessun tipo di assistenza.

La denuncia dell’Associazione Coscioni – ”Valentina ha abortito da sola nel bagno dell'ospedale Pertini di Roma – spiega Filomena Gallo, segretaria dell'Associazione Coscioni, presentando  a Roma il provvedimento del Tribunale – questa è omissione di soccorso, un reato penale, anche se la coppia ha deciso di non denunciare la struttura”. Per l’Associazione è questa la dimostrazione di come la legge 194 in Italia non garantisce sempre la presenza di un medico non obiettore nel caso dell'interruzione volontaria della gravidanza. L’incubo di Valentina è datato 27 ottobre 2010, quando arrivò al Pertini grazie al foglio di ricovero di una ginecologa non obiettore: “Dopo 15 ore di dolori lancinanti, tra conati di vomito e momenti in cui svengo, con mio marito sempre accanto che non sa che fare, che chiama aiuto, che va da medici e infermieri dicendogli di assistermi, senza risultato, partorisco dentro il bagno dell'ospedale”, racconta la donna dicendo di non aver visto nessun medico o infermiere quando chiamava aiuto “forse perché da quando sono entrata a quando ho partorito era cambiato il turno e c’erano solo medici obiettori”.

3.891 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views