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Rogo Thyssenkrupp, respinto ricorso degli ex dirigenti: andranno in carcere

I due manager dovranno scontare una pena superiore ai 5 anni di carcere, e cioè il massimo previsto per il reato di omicidio colposo in Germania. Harald Espenhahn e Gerard Priegnitz sono considerati tra i maggiori responsabili dell’incidente che costò la vita a sette operai a Torino, il 6 dicembre 2007.
A cura di Biagio Chiariello
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Cinque anni di carcere da scontare in Germania. Sono stati respinti i ricorsi presentati dall’ex amministratore Harald Espenhahn e il dirigente Gerard Priegnitz, due ex manager della Thyssenkrupp condannati in via definitiva il 13 maggio 2016 da un tribunale italiano a 9 e 6 anni rispettivamente per il rogo nella notte del 6 dicembre 2007, a Torino, in cui persero la vita sette operai. La decisione è del tribunale statale superiore di Hamm in Renania settentrionale-Vestfalia, i due dirigenti erano accusati di omicidio colposo e incendio doloso. In precedenza si era espresso il tribunale regionale di Essen (17 gennaio 2019 e 4 febbraio 2019), dichiarando ricevibile l'esecuzione di una sentenza italiana nei loro confronti adeguando la pena alle leggi tedesche.

La vicenda giudiziaria del rogo alla Thyssenkrupp

La sentenza della Corte di Cassazione sul rogo della Thyssenkrupp era stata pronunciata nel 2016. In quell’occasione era state confermate le condanne inflitte nel secondo processo d’appello di Torino nei confronti dei sei imputati. Un’esplosione di olio incandescente aveva travolto come una nuvola di fuoco i sette operai, uccisi, alcuni, dopo giorni di agonia. Come riferisce il settimanale "Der Spiegel", nel processo in Italia, l'accusa sostenne che Thyssenkrupp era colpevole di "deliberata negligenza" e mancanza di investimenti nella protezione antincendio del sito di Torino. Se per quattro dirigenti la pena era cominciata lo stesso giorno del verdetto della Suprema Corte, Espenhahn e Priegnitz erano rientrati in Germania dove, secondo le regole della giustizia tedesca, era necessario verificare che i procedimenti giudiziari italiani si fossero svolti correttamente. Ed ora la giustizia ha fatto definitivamente il suo corso.

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