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Rogo Thyssenkrupp, in carcere dopo 16 anni l’allora amministratore delegato Harald Espenhahn

Antonio Boccuzzi, ex operaio della Thyssenkrupp di Torino sopravvissuto alla strage del 6 dicembre 2007 nella quale hanno perso la vita 7 suoi colleghi: “Ora, dopo 5.726 giorni, il signor Harald Espenhahn ha varcato la soglia del carcere”.
A cura di Davide Falcioni
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"Ora, dopo 5.726 giorni, il signor Harald Espenhahn dopo tanto correre, scappare dalla giustizia ha varcato la soglia del carcere. Non è un risarcimento, non è vendetta, è solamente l'unico epilogo che si sarebbe già dovuto compiere da tempo e che è stato solo rimandato". A scriverlo su Facebook Antonio Boccuzzi, l'operaio della Thyssenkrupp di Torino sopravvissuto alla strage del 6 dicembre 2007 nella quale hanno perso la vita 7 suoi colleghi, poi divenuto anche parlamentare.

Dalla Germania è infatti arrivata la notizia che Harald Espenhahn sarebbe entrato in carcere per iniziare a scontare la sua pena (ridimensionata a 5 anni, pena massima in Germania per il reato contestato). Non è escluso tuttavia che possa scontarla in regime di semilibertà, in carcere di notte e fuori di giorno. "Certo, quei 5 anni saranno ulteriormente ridimensionati, lo sappiamo e non ci facciamo strane o vane illusioni, ma un passo è stato compiuto e questo non ce lo porta via nessuno", ha aggiunto Boccuzzi su Facebook, ricostruendo la vicenda: "Il 13 maggio 2016 si è chiuso in Cassazione il processo Thyssen. Tutti condannati gli imputati. Solo gli italiani però varcano la soglia del carcere il mattino successivo alla sentenza. I tedeschi continuano a fare quello che facevano prima, come nulla fosse; più forti della giustizia e dello Stato in cui sembrava giustizia si fosse compiuta". "Quello che non passa sono rabbia e dolore per una ferita che non si rimarginerà mai ma che potrebbe fare un po' meno male se tutti gli imputati, tedeschi compresi, scontassero la loro pena".

Era stato il quotidiano tedesco Spiegel il mese scorso a riferire la notizia di un manager tedesco di Thyssenkrupp – "condannato in Italia per un incendio con sette morti". L'uomo aveva visto fallire a fine maggio il suo ricorso presso la Corte costituzionale federale tedesca per evitare di scontare la propria pena per "omicidio colposo e incendio doloso colposo".

Spiegel non aveva esplicitato il nome del soggetto, probabilmente per una ricorrente linea tedesca sulla privacy. Il manager è stato giudicato colpevole in un processo in Italia nel 2016 e il tribunale gli aveva inflitto una pena di nove anni e otto mesi di reclusione. Il tribunale regionale di Essen ha poi commutato il verdetto di colpevolezza in una condanna a cinque anni di carcere in Germania, pena massima tedesca per questo reato. Dopo il tentativo di ricorso del condannato, la Corte costituzionale tedesca ha stabilito a maggio che il ricorso non fosse accettabile contro le modalità del processo in Italia e che, inoltre, la colpevolezza del manager sia evidente. Da quel momento, il passaggio successivo è diventata l'apertura delle porte del carcere.

La madre di uno degli operai morti: "Non siamo contenti, meritavamo di più"

Rosina Platì, madre di Giuseppe Demasi, uno dei sette operai morti nel rogo della ThyssenKrupp del 2007, ha commentato: "Ci è arrivata la notizia che anche Espenhann è finalmente in carcere ma sconterà la pena in semilibertà, andando solo a dormire in carcere. Non siamo contenti. Mettiamo la parola fine a questa sentenza che non ci soddisfa per niente. Non siamo contenti – ribadisce -. In confronto a quello che volevamo, anzi che meritavano, non è nulla. Quello che mi dà ancora più fastidio è che questo poco lo abbiamo raggiunto noi, con tutte le lotte che abbiamo fatto. Se qualcuno ci avesse aiutati – conclude – magari saremmo riusciti a ottenere qualcosa di più".

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