Roberto Berardi, appello disperato al governo Renzi: “Corsa contro il tempo, salvatelo”
"Roberto sta male. È una corsa contro il tempo, aiutatelo". Rossella Palumbo, ex moglie di Roberto Berardi, dosa le parole. Tra di esse, lo spazio del silenzio dice molto di più di quanto esprime a voce. Da Gennaio del 2013 l'imprenditore di Latina è in una prigione della Guinea Equatoriale, in isolamento da due mesi. La sua "colpa"? Essere stato in affari con il figlio del dittatore, Teodorin Obiang. "Lo hanno accusato di aver sottratto soldi dalla società della quale aveva il 40 per cento – spiega la ex moglie al telefono con Fanpage.it – La verità è che ha scoperto un flusso di denaro che usciva per vie parallele e arrivava negli Stati Uniti". Ha chiesto spiegazioni e per tutta risposta è stato portato in prigione da innocente, senza un processo e senza prove a suo carico. Imprenditore edile da vent'anni, è stato condannato a 2 anni e 4 mesi di carcere o al pagamento di 1,2 milioni di euro. La Guinea Equatoriale è tenuta in scacco dal 1979, anno del colpo di stato: il suo dittatore è Teodoro Obiang e il suo rampollo, con il quale Berardi era entrato in affari, è Teodorin; sulla sua testa pende un mandato di cattura internazionale spiccato in Francia per appropriazione indebita di fondi pubblici e riciclaggio di denaro, ed è sotto processo negli Stati Uniti. Secondo l'ultimo rapporto di Amnesty International, poi, in Guinea le persone critiche nei confronti del governo e gli attivisti subiscono vessazioni, arresti arbitrari e detenzioni. Questo accade a Berardi, da Gennaio 2013. Da allora la ex moglie ha scritto, lanciato appelli di ogni tipo alle autorità, senza nessun risultato. L'imprenditore pontino sta resistendo, "l'unica cosa che lo fa resistere alle torture è il pensiero dei figli, della sua famiglia", spiega al telefono, con un filo di voce, Rossella. "E' rinchiuso in una cella di 3 metri per 2 con un materassino di gommapiuma per terra, sempre bagnato di umidità, gli viene dato da mangiare una volta al giorno e non sempre; da bere, una volta al giorno". Tre settimane fa Roberto Berardi ha rischiato la vita per inviare un video e foto drammatiche. Si mostrava con il volto emaciato, grigiastro, provato dai lunghi digiuni e dalla sete. E poi i segni inequivocabili: la schiena striata dal sangue delle frustate e delle bastonate.
Ecco cosa ha scritto in una lettera: "Accusato di furto, privato del passaporto, e sottoposto ad ogni genere di controllo, che peraltro non ha prodotto nessun addebito a mio carico e non ha riscontrato nessun comportamento scorretto o appropriazione indebita. Nonostante tutto, anche in assenza di accuse precise, vengo ancora detenuto, mi viene negata la possibilità di rientrare in Italia, e di rivedere i mie figli, ai quali manco da oltre un anno, privato di ogni sostegno economico, isolato dal mondo e privato di ogni contatto con l’esterno, senza poter ricevere cure mediche, e alimentazione insufficiente. La mia famiglia sta tentando in ogni modo di coinvolgere gli organi preposti del Governo Italiano, fino ad ora senza risultati. Prego chiunque ne abbia la possibilità di aiutarmi a tornare nel mio paese". Qualche settimana fa è arrivato l'interessamento del senatore Pd Luigi Manconi, che si è messo in contatto con Berardi ed è riuscito a parlare con lui (qui il video della telefonata):"Ho molta fiducia in lui, spero che presto cambi qualcosa", commenta Rossella.
Gli appelli sono stati tanti: "Persino a Papa Francesco, che spero mi risponderà – continua – Ora, poi, è cambiato il governo e spero con tutto il cuore che questa nuova realtà possa aiutare Roberto, che ci sia un impegno da parte loro a risolvere questa situazione, che ci diano la possibilità di farlo tornare a casa. Spero in un intervento, reale e immediato, perché noi stiamo combattendo contro il tempo: non so quanto Roberto resisterà lì dentro nelle condizioni che conosciamo". Come l'imprenditore ha detto al telefono con Manconi, "ogni giorno è come se fosse l'ultimo".