Roberta Siragusa, la mamma: “Fidanzato non ha agito da solo: anche i complici devono pagare”
Pietro Morreale non ha agito da solo. Di questo ne sono certi i genitori di Roberta Siragusa, la ragazza di 17 anni uccisa e poi data alla fiamme dal fidanzato 21enne che ieri è stato condannato in primo grado all'ergastolo. “Ora la nostra battaglia per avere piena giustizia per la morte di Roberta continua – le parole che Iana Brancato, mamma della 17enne, ha pronunciato all'uscita dell'aula del Palazzo di Giustizia di Palermo – deve pagare anche chi ha aiutato Pietro Morreale ad uccidere mia figlia in quella maniera così atroce”.
Ad avvalorare questa tesi anche i legali della famiglia Siragusa, Simona La Verde, Sergio Burgio, Giovanni Castronovo e Giuseppe Canzone, che ieri al termine della lettura del dispositivo da parte dei giudici della seconda sezione della Corte d'assise di Palermo hanno chiesto alla corte di trasmettere gli atti per eventuali ipotesi di falsa testimonianza nei confronti di diversi testi. Al processo si sono costituti parte civile i genitori, il fratello, la nonna di Roberta e due associazioni antiviolenza.
Assente in aula invece l'imputato che in questi mesi ha sempre portato avanti la tesi del suicidio, la stessa che ha raccontato ai carabinieri quel 24 gennaio 2021. Roberta quella sera aveva deciso di togliersi la vita, e così dopo una serata trascorsa insieme e caratterizzata da forti liti, i due si erano appartati e la ragazza improvvisamente si era cosparsa il corpo di benzina e si era data fuoco poi fuoco.
Una versione alla quale gli inquirenti non hanno mai creduto e che durante le indagini è stata smentita dai tanti indizi a carico di Morreale, primo tra tutti il video di alcune telecamere di sicurezza presenti nella zona in cui è stato poi rinvenuto il cadavere della 17enne, che riprende gli ultimi momenti di vita della 17enne e a pochi metri l'auto di Morreale.
Secondo quanto emerso dagli atti del processo sarebbero però decine di indizi contro il fidanzato di Roberta: dai 33 episodi violenti commessi contro la vittima nei mesi della loro relazione alle chiavi e al sangue di Roberta trovate vicino al campo sportivo di Caccamo, in provincia di Palermo, dove il corpo fu dato alle fiamme, alle macchie di sangue scoperte nella macchina di Morreale.
Per i giudici dunque quella sera Roberta fu uccisa dal fidanzato che temeva di essere lasciato per un altro: dopo averla colpita con un sasso, le diede fuoco mentre era ancora viva cospargendo il corpo di benzina, e poi dopo aver assistito alla sue fine, caricò il cadavere in auto per poi gettarlo in un dirupo.