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Rita, Chiara, Stefano e gli altri di U21: “L’università è un’opportunità, anche per noi disabili”

A Reggio Emilia è attiva dal 2015 Università21, la prima associazione che permette a portatori di disabilità cognitivo-comportamentali di vivere appieno il mondo accademico.
A cura di Beppe Facchini
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All'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia esiste la prima associazione in Italia che permette a portatori di disabilità cognitivo-comportamentali di vivere appieno il mondo accademico. Studiare insieme in ateneo e sostenere gli esami per ragazzi e ragazze come Rita, Stefano, Chiara, Francesco, Simone, Charlie e tanti altri, infatti, da qualche anno è possibile grazie a Università21, nata nel 2015 nella “città del Tricolore” da un'idea di Loretta Melli, madre di Jacopo, giovane con sindrome di Down, che a giorni compirà 28 anni. Dopo le superiori, gli hanno proposto delle attività "che come famiglia non ci convincevano molto, così abbiamo provato con l'università. Però si sa -spiega Loretta a Fanpage.it-, questi ragazzi con disabilità cognitiva non ottengono il diploma dopo la scuola, quindi non poteva iscriversi. Ma grazie anche all'aiuto di un docente abbiamo seguito le lezioni del suo corso e così abbiamo fatto un percorso molto simile e parallelo ai suoi studenti, decidendo dopo di fondare l'associazione per dare anche ad altre persone la stessa possibilità”.

Un'occasione colta in pochi anni già da oltre una ventina di giovani che, affiancati da un team di educatori, hanno quindi avuto modo di seguire le lezioni in ateneo, con tanto di prova finale. Non si tratta di una laurea vera e propria, ma di un attestato che certamente vale molto di più. Perché con questa esperienza i risultati sulla crescita personale e sulla maturità verso una sempre maggiore vita indipendente (frutto anche di altri progetti individuali di ognuno di loro) si vedono eccome. Lo conferma pure lo stesso Jacopo: “La mia esperienza mi ha dato tante cose belle e dei compagni meravigliosi, che mi hanno dato sicurezza nei momenti difficili. Per me fanno parte sempre della mia vita, sono stati una cosa speciale”. Fra chi fino a qualche anno fa ha condiviso con Jacopo i banchi nelle aule dell'ateneo reggiano, c'è anche Silvia Comodi, diventata oggi coordinatrice didattica di un progetto unico nel suo genere, in convenzione col comune. “L'obiettivo -sottolinea- è far sì che l'ambiente universitario sia per loro uno spazio di inclusione”.

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L'inclusione è quindi diventata davvero la parola chiave di Università21 e dell'ateneo modenese-reggiano, che attualmente ospita gli studenti seguiti dall'associazione in tre dipartimenti: Scienze dell'educazione, Economia e comunicazione e Storia e culture contemporanee. In questi spazi sono così nate amicizie vere e rapporti forti che altrimenti tanti ragazzi e ragazze avrebbero fatto molta più fatica a far proprie. E anche per le loro famiglie la soddisfazione è tanta, al di là di una pergamena da appendere al muro. Al termine del proprio percorso universitario, anche per i membri dell'associazione è comunque previsto un lavoro finale da discutere davanti ad una commissione e da festeggiare con compagni e parenti. Rita, che studia scienze dell'educazione, ne sta preparando uno sui minori non accompagnati, “un tema di cui si parla molto”, spiega. La compagna di corso Chiara, invece, è a lavoro su una tesina che parla anche degli animali, la sua più grande passione, mentre Stefano, iscritto a scienze della comunicazione, sogna di diventare giornalista. Insomma, non sarà di certo un pezzo di carta, o tutte quelle barriere che comunque c'è chi sa sempre come abbattere, a fare la differenza.

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