Rischio Listeria, Nas a Fanpage: “Consumatori fate attenzione, leggete sempre etichette e scadenze”
Un'operazione che ha portato al sequestro di 14 tonnellate di cibo e alla segnalazione di irregolarità per 335 aziende sul territorio nazionale. I Nas hanno eseguito controlli in tutta Italia in seguito ai recenti episodi di intossicazione da Listeria connessi al consumo di alimenti crudi o a ridotta cottura come il wurstel.
L'operazione era finalizzata alla verifica della corretta gestione in materia di sicurezza e igiene delle imprese produttive di alimenti di origine animale. Sotto la lente di ingrandimento dei Nas sono finite circa 1.095 aziende di lavorazione e trasformazione di alimenti esposti alla contaminazione da batterio Listeria, come insaccati con stagionatura breve e wurstel. Sono state riscontrate irregolarità in 335 strutture, pari al 30% degli obiettivi controllati.
A Fanpage.it, il Tenente Colonnello Dario Praturlon ha spiegato che l'esposizione al batterio è causata principalmente dalla conservazione non a norma delle materie prime e dall'utilizzo di prodotti scaduti.
Il rischio di esposizione a Listeria da quali fattori è dato secondo i Nas?
Le cause principali risiedono nella conservazione errata delle materie prime e nell'utilizzo di prodotti scaduti, ma tutta la catena di produzione può essere "a rischio Listeria". Alcune volte le materie prime vengono conservate male e per quanto la lavorazione possa essere adeguata, il prodotto è già compromesso. Ci sono poi anche strutture che non lavorano a norma di legge e quindi il rischio nasce in fase di produzione. Tutti questi fattori possono scontrarsi con l'ingenuità degli acquirenti.
Cioè?
I prodotti sono venduti con indicazioni di consumazione precise. I wurstel per esempio devono essere consumati previa cottura, ma c'è sempre qualcuno che li mangia crudi. Lo abbiamo fatto tutti almeno una volta e in genere non accade nulla, ma ci si espone comunque a un rischio.
Con i Nas avete condotto un'operazione di controllo che ha coinvolto tutto il territorio italiano e sono state moltissime le aziende sottoposte a verifica. È ancora elevato il numero di aziende "sommerse" che non sono a norma?
Non possiamo saperlo con certezza, ma siamo sicuri che vi siano poche strutture fuori dai canali ufficiali. Nell'ultima operazione ne abbiamo controllate oltre mille ma tante altre sono state oggetto di una sorta di attività di intelligence atta a verificare il rispetto delle norme sanitarie. Durante uno di questi controlli, per esempio, abbiamo individuato un'azienda che non aveva più il riconoscimento dell'autorità sanitaria. Non avrebbe potuto produrre e immettere i suoi prodotti nel mercato perché il suo bollo sanitario era scaduto.
C'è un modo in cui i consumatori possono tutelarsi?
Sicuramente bisogna leggere le etichette. Molti consumatori non si pongono il problema e non fanno caso a indicazioni di consumo e scadenze. L'altro consiglio è chiaramente quello di rivolgersi al mercato ufficiale, ma è difficile che certi prodotti possano essere venduti porta a porta. Si può fare attenzione alle bancarelle alimentari: se si acquista in uno di questi stand bisogna farsi consegnare lo scontrino che permetta alle autorità di risalire al venditore.