Rischia la vita per un colpo di calore, trapianto lo salva. Il medico: “Come se fosse nel microonde”
Con il caldo di questi giorni non si scherza e le temperature elevatissime sono state quasi fatali per un uomo "dalla corporatura atletica" che ha deciso in maniera improvvida di dare fuoco alle sterpaglie dietro casa. È stato un attimo, forse il fumo, forse il caldo delle fiamme, ha fatto appena in tempo a chiedere aiuto prima di svenire.
Così l'hanno trovato i sanitari del 118, riverso faccia a terra vicino alle sterpaglie bruciate, la temperatura corporea oltre i 41 gradi e un colpo di calore in corso. Le condizioni cliniche dell'uomo sono apparse critiche, tali da necessitare l'intubazione tracheale sul posto e il trasporto in elisoccorso verso il reparto di rianimazione dell'ospedale di Alessandria.
Nelle ore successive, dopo il raffreddamento del corpo con ghiaccio e infusioni endovenose fredde e l'applicazione di terapie volte a sostenere le funzioni vitali, le condizioni del paziente si sono progressivamente stabilizzate, con iniziali segni di miglioramento. Poi però si è aggravato improvvisamente a causa di una insufficienza epatica fulminante. Gli indici relativi allo stato del fegato a partire da 24 ore dopo il colpo di calore hanno infatti registrato un progressivo peggioramento. Ma cosa c'entra il colpo di calore con il fegato? Come è possibile che un colpo di calore comprometta la funzionalità di questo organo?
A Fanpage.it lo spiega il professor Renato Romagnoli, direttore del Centro Trapianto Fegato delle Molinette di Torino, centro nel quale il paziente è stato trasportato d'urgenza dall'ospedale di Alessandria.
"Il fegato – spiega il professor Romagnoli – è un organo molto sensibile a temperature e shock termico. Il colpo di calore causa la riduzione della pressione sanguigna e la deviazione del sangue verso organi considerati vitali dal corpo, il cuore e l'encefalo, quindi il fegato viene ‘sacrificato' e riceve meno sangue".
La temperatura elevata, oltre i 35°C, la scarsa ventilazione e alti livelli di umidità, superiori al 60-70%, sono le condizioni tipiche nelle quali si manifesta il colpo di calore, che è una conseguenza del fallimento dei sistemi di termoregolazione dell'organismo. A causa dell'alta umidità il sudore prodotto dall'organismo non riesce più a disperdere il calore e il corpo perde la capacità di mantenere la temperatura a livelli ottimali.
"Il colpo di calore – prosegue il professor Romagnoli – è per definizione quella situazione in cui la temperatura corporea sale in modo incontrollato. In questo caso il paziente è stato ritrovato svenuto e aveva una temperatura corporea di 41°C, come se fosse stato messo in un forno a microonde. Il colpo di calore ha tre profili possibili di evoluzione: il danno lieve, superabile con una terapia intensiva, i casi gravissimi in cui il paziente muore nell'arco di poche ore e una situazione intermedia come questa in cui, dopo aver ristabilito l'equilibrio emodinamico e aver preservato cuore e cervello, progredisce in modo inesorabile la morte delle cellule del fegato".
Nel paziente infatti, a distanza di qualche ora dalla stabilizzazione, è stata osservata una progressione geometrica del peggioramento del fegato, all'inizio del ricovero nell'ospedale di Alessandria aveva le transaminasi a 100, il giorno dopo a 1500, dopo 36 ore a 6000 e dopo 48 ore a 10000.
I dottori Mauro Bruno e Silvia Martini della Gastro-Epatologia dell'ospedale Molinette di Torino ed il professor Renato Romagnoli, Direttore del Centro Trapianto Fegato Molinette, sono stati quindi contattati per valutare l'opzione salva-vita di un trapianto di fegato, giudicato ancora possibile, così il paziente è stato trasportato d'urgenza verso la rianimazione delle Molinette diretta dal dottor Roberto Balagna e inserito in lista d'attesa per trapianto di fegato in ‘super-urgenza nazionale' a circa 48 ore dall'iniziale colpo di calore.
La Rete Trapianti italiana si è immediatamente attivata e dopo pochi minuti è stato individuato un donatore d'organi compatibile da Udine. Il trapianto epatico è stato eseguito tre giorno dopo il colpo di calore nelle sale operatorie delle Molinette ad opera del dottor Damiano Patrono sotto la supervisione del professor Romagnoli.
"Adesso paziente sveglio ed è in via di recupero – racconta il professor Renato Romagnoli – il trapianto di fegato è magico, da una funzione epatica nulla si recupera il 100% in poche ore, non per niente lo chiamiamo trapianto salvavita, il paziente nella sfortuna è stato fortunato, perché nel momento in cui è stato inserito in lista trapianti dopo pochi minuti è stato trovato l’organo idoneo e dopo 12 ore è stato trapiantato".
"Poteva morire – prosegue il professore – in queste giornate così calde non bisogna fare imprudenze, quando fa così caldo non bisogna esporsi al calore, non bisogna accendere fuochi all’aperto, è una cosa estremamente imprudente".