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Rincari e prezzi del caffè, perché si parla di tazzina al bar a 2 euro

Il vice presidente di Federcosumatori Fabrizio Ghidini a Fanpage.it: “Il prezzo del caffè che si paga al bar è completamente slegato dai costi della materia”. Il Presidente dell’Istituto Espresso Italiano, Luigi Morello: “La filiera è in difficoltà ma dire che un euro è giusto e due euro sono troppi per una tazzina al bar è concettualmente sbagliato, è la qualità che deve essere pagata”.
A cura di Antonio Palma
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Da mesi il prezzo del caffè all'ingrosso ha subito rincari che man mano si sono riversati anche sul consumatore finale al bar e c'è già chi parla di una tazzina di espresso che si avvia verso i 2 euro se le pressioni sulla materia prima non cesseranno. Fanpage.it ne ha parlato con Luigi Morello, Presidente dell'Istituto Espresso Italiano, un ente che rappresenta diverse aziende della filiera, e con Fabrizio Ghidini, vice presidente di Federcosumatori.

Federconsumatori: "Prezzo del caffè al bar slegato dai costi della materia"

“Periodicamente e ciclicamente salta fiori l’aumento del prezzo del caffè, l’ultima volta è avvenuto con gli aumenti dell’energia elettrica, tutta la filiera del caffè motivava gli aumenti per l’aumento del costo dell’energia, oggi il costo della corrente è crollato ma il prezzo del caffè è rimasto quello, oggi siamo di fronte nuovamente alla stessa discussione. Ci sono alcuni elementi oggettivi e reali come una riduzione della produzione del caffè, legata a tutta una serie di eventi tra cui i mutamenti climatici, e l’aumento dei costi di trasporto, ma ventilare o preventivare l’aumento della tazzina al bar a due euro è una sproporzione enorme. Anche perché tra il prezzo della materia prima, anche se è aumentato, e il prezzo che il consumatore paga al bar c’è una sproporzione enorme” ha dichiarato Fabrizio Ghidini, vice presidente di Federcosumatori.

“In una tazza di caffè al bar ci sono 7-9 grammi di caffè. La quantità di materia prima di una tazzina di caffè, che nei bar si paga ormai 1,30 euro, è un valore infinitesimale, quindi dire che se aumenta la materia prima si passa a due euro non ha logicità. Il prezzo del caffè che si paga al bar è completamente slegato dai costi della materia prima e portarlo a due euro fa sospettare speculazioni lungo la filiera” ha aggiunto il rappresentante dell’associazione dei consumatori il cui Osservatorio Nazionale parla di un aumento medio del 3% nell’ultimo anno.

“Il mercato del caffè è gigantesco, è la commodity più commercializzata dopo petrolio e gas a livello mondiale. È un mercato in mano a pochi trader, che sono grossissime multinazionali, e ad altre poche aziende e quindi è un mercato fortemente speculativo. Di fronte a un calo della produzione reale si scatenano dei movimenti speculativi che amplificano quello che è il dato reale. Si è scatenata una gara al rialzo ammessa anche da alcune aziende” prosegue Ghidini, aggiungendo: “Poi c’è l’aspetto dei costi applicati dalla ristorazione, che ci mette il suo carico da novanta, e il prezzo al bar arriva con ricarichi enormi. Ci sono tanti comportamenti che indicano che nel settore l’elemento speculativo e profittatorio è molto forte”.

Istituto Espresso Italiano: "Il prezzo del caffè non può essere fisso, dipende dalla qualità"

"Ormai già da 18 mesi il prezzo del caffè crudo ha iniziato a subire un costante aumento, un incremento anche un po' incontrollato tanto è che anche tutti gli operatori e torrefattori fanno fatica ad acquisire la materia prima e aspettano che il prezzo prima o poi possa tornare a scendere. Questo è un dato di fatto. Il trend della materia prima però è una costante che non credo andrà a ridursi entro la fine dell'anno. È una situazione che in base al momento viene cavalcata. È facile dire la categoria sta speculando sui prezzi, ma c'è dentro un po' di tutto. La cosa vera e il nocciolo della questione, però, è che c'è il malinteso che il prezzo del caffè debba essere fisso" sostiene invece Luigi Morello, Presidente dell'Istituto Espresso Italiano, aggiungendo: "Dire che un euro è giusto e due euro sono troppi è concettualmente sbagliato, è la qualità che deve essere pagata. Un euro per molti caffè è anche troppo. Noi oggi in molti casi siamo abituati ad andare al bar senza sapere cosa andremo a bere però ci aspettiamo che il prezzo sia lo stesso. In realtà se il caffè è di prima qualità, se il barista utilizza attrezzature di livello, se le mantiene pulite, se è formato con corsi, la tazzina può avere un prezzo. Se queste cose non ci sono, se il barista risparmia, è chiaro che il prezzo inizia a diventare caro.

"Come c'è differenza tra due bicchieri di vino e nessuno si stupisce. Così come non esiste il prezzo fisso dell'olio o del vino, per i quali in base alla qualità siamo abituati a pagare, la stessa cosa dovrebbe entrare nella mentalità del caffè. Molte cose non vengono percepite e valorizzate come gli accorgimenti del barista nel pulire il portafiltro ogni volta. Il fatto è che spesso si cerca un po' di caffeina veloce più che il caffè ma se uno cerca una bevanda di qualità le cose cambiano" ha proseguito Morello, sottolinenando: "In realtà sarebbe comunque sbagliato arrivare a due euro per tutti perché andremo a pagare più cari caffè che già valgono meno oggi. Molti caffè infatti non meritano nemmeno un euro mentre altri potrebbero essere già pagati di più. Deve essere pagato per quello che è e non è semplice. È certo però che la categoria ora sta soffrendo perché chi vende il caffè ha poca marginalità e i costi della materia prima non sempre li può riversare sul barista e non sempre si può ribaltare tutto sul consumatore finale. Per questo si spera che questa situazione possa rientrare, anche se non sarà domani.

Le possibili soluzioni all'aumento del caffè: la parola al consumatore

La soluzione concreta a questa dinamica dei prezzi del caffè però non esiste. “Non c’è una soluzione perché siamo in mercato libero ed essendo un mercato internazionalizzato, nessuno stato ha la possibilità di intervenire. Le aziende lo sanno e sul tema prezzi si muovono in maniera molto disinvolta” sottolinea il vice presidente di Federcosumatori, concludendo: “Il consumatore può decidere di continuare pagare ritenendo che non può rinunciare al caffè o alla qualità del caffè oppure può decidere di consumare meno o di consumare meno caffè nella ristorazione dove ha un costo elevatissimo e passare a un uso domestico. Ovviamente è difficile ridurre i consumi perché si tratta di un prodotto radicato e anche nei supermercati il costo è aumentato”.

“Il consumatore dovrebbe essere formato e informato. Saper valutare e apprezzare i locali con giusto rapporto qualità prezzo, come avviene col vino. Se il barista spiegasse cosa sta offrendo e raccontasse anche tutto quello che c'è dietro la tazzina, il consumatore sarebbe anche più propenso a spendere di più rispetto a una tazzina servita di corsa e male” ha dichiarato invece il Presidente dell’Istituto Espresso Italiano, concludendo: “Anche se si aumenta il prezzo fisso della tazzina, anche di dieci centesimi, così come è già successo, ci sarebbero però posti in cui resta troppo economico e in altri troppo costoso. Il barista infatti compie l'ultimo miglio e potrebbe distruggere tutto quello fatto prima. Noi come Istituto Espresso Italiano, che ci occupiamo di tutta la filiera, siamo orientati alla formazione sia del settore ma anche del consumatore perché Il consumatore finale è quello che poi dovrebbe essere in grado di discriminare”.

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