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Rimini, ipotesi omicidio per lo speleologo trovato morto: aveva le mani legate

All’origine del decesso non vi sarebbe un incidente, ma un omicidio. A dimostrarlo anche il capo coperto in un sacchetto di plastica.
A cura di Redazione
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Potrebbe non trattarsi di un incidente quello che ha ucciso Oscar Leandri, speleologo di 54 anni di Cesena. Il corpo dello scienziato è stato trovato nella mattina del 16 gennaio 2016 in un calanco dell'Alta Valmarecchia. L'uomo aveva infatti un sacchetto di plastica in testa e le mani legate, elementi che sollevano più di qualche dubbio sull'accidentalità del decesso e aprono la strada all'ipotesi di omicidio. Le autorità ricostruiscono le ore che precedono l'incidente: lo speleologo ha lasciato la propria abitazione la mattina del giorno prima, venerdì 15 gennaio. Alla moglie e alla figlia ha lasciato un biglietto in cui le avvisava che si sarebbe dedicato ad un'escursione in direzione di Perticara, frazione di Novafeltria, in provincia di Rimini. Il biglietto è l'ultima comunicazione avuta dalla famiglia, che, preoccupata, alle 18.30 ha contattato la Pro Loco, i cui soci conoscevano l'uomo e con lui avevano eseguito diverse escursioni. Da quell'ora cominciano le ricerche, fino alle 4.30 del 16 gennaio, quando viene trovata la sua auto, un pick up Nissan, e a seguire il corpo senza vita dell'uomo viene nella Fossa del Fanante, frazione di Perticara, nel comune di Novafeltria. Proseguono i rilevamenti sul posto per poter ricostruire l'accaduto.

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