Rimini: imprenditore umilia i lavoratori definendoli “fannulloni”. A processo
"Vi do mille euro se rimanete seduti su quelle sedie a non fare nulla. Tanto è quello che fate sempre". Credeva che sarebbe stata solo una provocazione per tre dipendenti, apostrofati come "fannulloni", invece a un imprenditore di Rimini è costata una denuncia per ingiurie, minacce e violenza privata. L'uomo è il titolare di un'azienda di autotrasporti. E ora anche un processo penale. Come raccontano i quotidiani locali, infatti, l'uomo è a giudizio davanti al tribunale di Rimini e i tre dipendenti hanno anche intentato una causa di lavoro. Secondo le accuse, sarebbero stati scherniti in malo modo davanti agli altri lavoratori perché costretti a sedersi su sedie vuote messe, in circolo, davanti a tutti i lavoratori dell'azienda. Il processo sarà celebrato il prossimo 9 luglio.
La vicenda ha avuto inizio due anni fa. Gli affari, come spiega il Resto del Carlino, vanno a gonfie vele ma malgrado questo secondo l'imprenditore alcuni dipendenti battono la fiacca: "Molte assenze per i più svariati motivi, ritardi, spesso ingiustificati, e tanti giorni di malattia accumulati". Per questo una mattina il titolare si infuria, convoca quattro lavoratori e li invita nel suo ufficio: di fronte alla sua scrivania ha posizionato tre sedie vuote: "Vi do mille euro se state seduti qui, su queste tre sedie, dalle 9 alle 17 a non fare nulla. Tanto è quello che fate ogni giorno: non fate assolutamente niente tutto il giorno", afferma lapidario l’imprenditore.
Naturalmente i tre operai non tardano a rivolgersi ai sindacati. L’imprenditore non demorde e su ciascuna delle tre sedie attacca un cartello: "Assente ingiustificato". Una scritta che i lavoratori reputano ingiuriosa e che dà inizio a una battaglia giudiziaria, con i tre dipendenti che denunciano il loro datore di lavoro per minacce, ingiurie e violenza privata. "Volevo solo utilizzare un metodo plateale per mostrare a tutti che cosa significasse non fare nulla mentre tutti gli altri corrono e lavorano. La mia voleva solo essere una provocazione", ha spiegato più volte sapere l’imprenditore.