Rimini, il racconto della vittima del tentato stupro: “Come in un film dell’orrore, tremo ancora”
Non vuole che si faccia il suo vero nome, esattamente come richiesto anche dalla turista polacca vittima dello stupro di Miramare di Rimini. Fabiola, questo il nome di fantasia che ha scelto la quarantenne vittima del tentato stupro la scorsa settimana, ha raccontato al Corriere della Sera quegli interminabili attimi di follia e terrore vissuti nella notte tra mercoledí e giovedí nei pressi del delfinario. "Non voglio che tu faccia il mio nome, non devi, non puoi… scrivi Gina, Marta, Fabiola", chiede esplicitamente la donna. "Io non sono stata stuprata, non è la stessa cosa", sottolinea, riferendosi allo stupro subito dalla turista polacca.
"Sono stata salvata dai carabinieri". L’aggressore dice che eri consenziente. "Nooo, questo assolutamente no, ma per favore…". E mentre lo dice, qualche chilometro più in là, il giudice per le indagini preliminari di Rimini non ha dubbi: violenza sessuale, ha scritto nel provvedimento di convalida dell’arresto contro il trentaquattrenne marocchino che ha tentato lo stupro nella notte fra mercoledì e giovedì, vicino al delfinario, zona di sabbie buie e isolate. Non solo: a carico dell’aggressore, recidivo e indagato anche per estorsione e lesioni, "l’aggravante di aver abusato di una donna in condizioni di inferiorità psichica (Fabiola, che fa la commessa, è parzialmente invalida, ndr)".
Il giudice per le indagini preliminari incaricato del caso ha creduto alla versione di Fabiola e dunque ha emesso la convalida dell'arresto del presunto aggressore. "Ero con il mio ragazzo in discoteca, vicino al mare, abbiamo ballato e bevuto alcune birre. Siamo stati avvicinati da un giovane di colore che mi chiedeva di seguirlo fuori del locale. Non l’avevo mai visto prima, mi ha preso per le braccia e mi ha trascinato verso la spiaggia", racconta Fabiola. Il fidanzato, spaventato, ha cercato subito aiuto: "Mentre mi divincolavo, lui mi prendeva il cellulare e mi diceva testualmente ‘se lo rivuoi devi sesso con me' e si allontanava verso una zona oscura. Io lo raggiungevo e quando gli sono stata vicino mi ha buttato sulla sabbia sfilandomi i pantaloncini di jeans e mi ha toccato le parti intime. Si era denudato, era aggressivo, era fuori di testa e mi voleva violentare… Sto ancora tremando", prosegue Fabiola.
Quando è arrivata la pattuglia, Fabiola era sotto di lui: "Sentivo venir meno tutte le forze, ho temuto per la mia vita. Mi stava sopra, se non fossero arrivati mi avrebbe violentata. Mi vergogno per quel che mi ha fatto questo ragazzo. Ho vissuto un film del terrore", conclude la donna.