Riina Jr, la replica di Bruno Vespa: “Biagi intervistò mafiosi e non gli dissero nulla”
Non accenna a placarsi la polemica per l’intervista di Bruno Vespa al figlio di Totò Riina, Salvo Riina, durante la puntata di Porta a porta su Rai1. Il giornalista ora ha deciso di dire la propria sul caso che lo riguarda ricordando, fra altri esempi riguardanti Michele Santoro, Sergio Zavoli e Jo Marrazzo, che Enzo Biagi intervistò Michele Sindona e i mafiosi Luciano Liggio e Tommaso Buscetta e il terrorista nero Stefano Delle Chiaie. Vespa lo ha fatto inviando una lettera al Corriere della Sera: “Se Adolf Hitler risalisse per un giorno dall’ inferno e mi offrisse di intervistarlo, temo che dovrei rifiutare. Vedo, infatti, che dopo il ‘caso Riina’ vengono messi in discussione i parametri di base del giornalismo”, inizia il presentatore, che poi ricorda: “Aveva ragione nel gennaio del ’91 il Governo Andreotti a voler bloccare (senza riuscirci) la mia intervista a Saddam Hussein alla immediata vigilia della prima Guerra del Golfo perché il dittatore iracheno era un nostro nemico? “Chi ha intervistato per la Rai il dittatore libico Gheddafi o quello siriano Assad avrebbe dovuto puntare sui crimini commessi da entrambi invece di focalizzare il colloquio sulla loro politica estera?”.
Quindi Bruno Vespa elenca una serie di precedenti:
“Ho rivisto i precedenti. Guardate su Internet l’attacco dell’intervista del 1982 di Enzo Biagi a Michele Sindona. Prima di entrare nel merito ci fu una piacevole introduzione sui pasti del detenuto e sulla qualità delle sue letture. L’avvocato Ambrosoli era stato ucciso tre anni prima. La Commissione antimafia — che già esisteva — non batté ciglio. Lo stesso Biagi intervistò liberamente Luciano Liggio, il maestro di Totò Riina, il capo dei capi dei primi anni Sessanta. E Tommaso Buscetta, che spiegò come funzionava la Cupola, ma non pianse certo pentito sulla spalla del grande giornalista. Altra intervista famosa fu quella di Biagi al terrorista nero Stefano Delle Chiaie. Non ricordo che siano stati parallelamente ascoltati i parenti delle vittime. “Jo Marrazzo, grande cronista della Rai, intervistò il capo della ‘ndrangheta Giuseppe Piromalli e il capo della camorra Raffaele Cutolo. Ricevette meritati complimenti. Come li ricevette Sergio Zavoli per aver intervistato tutti i terroristi (non pentiti) disposti a rispondere alle sue domande. Trascuro l’esempio più recente e discutibile: Massimo Ciancimino, figlio di Vito, è stato a lungo ospite d’onore di Michele Santoro con ampia libertà di dire l’indicibile, prima di essere arrestato nel 2013. Mi piacerebbe che tutte queste interviste fossero riviste insieme per un sereno confronto. Forse avremmo qualche sorpresa. In ogni caso, il tema è chi si può intervistare nella Rai di oggi. Se Riina padre fosse disponibile, pioverebbero giornalisti da mezzo mondo. E noi?”.
Tuttavia, come detto, contro l’intervista di Salvo Riina si stanno schierando politici, associazioni e vittime di mafia. Ora anche il segretario della Federazione nazionale della stampa (Fnsi, il sindacato dei giornalisti) Raffaele Lorusso: “Quell’intervista è stata organizzata in un modo scellerato, un modo che non si può assolvere perché non è tollerabile che nel servizio pubblico venga consentito il lancio promozionale del libro del figlio del capo dei capi di Cosa Nostra”. Lorusso continua: “E’ sconcertante che un qualsiasi cittadino, a cominciare dal Presidente del Senato, debba rilasciare una liberatoria prima di essere intervistato; invece al signor Riina è stato concesso di rilasciare la liberatoria dopo aver visionato l’intervista che sarebbe andata in onda. Abbiamo anche appreso che ci sarebbero state delle domande alle quali Riina si sarebbe rifiutato di rispondere. Ci chiediamo come mai tutto questo non si sia visto in tv. Credo che questa sia stata una brutta pagina di giornalismo”.