Rigopiano, parlano i superstiti: “Un boato come una bomba, poi l’inferno”
"Abbiamo sentito un forte rumore di rami che si rompono, un vento freddissimo all'improvviso e poi un boato come una bomba". C'è questo nei ricordi dei sopravvissuti alla tragedia dell'hotel Rigopiano di Farindola, distrutto da una valanga di neve a seguito del terremoto che ha colpito il Centro Italia lo scorso 18 gennaio. I superstiti hanno raccontato ai carabinieri e alla forestale di Pescara, che stanno ricostruendo la dinamica di quanto accaduto, i drammatici momenti che hanno vissuto in mezzo alle macerie, dove altre 29 persone hanno perso la vita.
Delle 11 tratte in salvo, finora le forze dell'ordine ne hanno ascoltate sei, mentre i quattro bambini non verranno sottoposti ad interrogatorio. Le loro testimonianze sono fondamentali ai fini dell'inchiesta per omicidio plurimo colposo e disastro colposo, coordinata dal procuratore capo Cristina Tedeschini e dal pm Andrea Papalia. "È stata una bomba, mi sono ritrovato addosso i pilastri. In un attimo eravamo in meno di un metro quadrato", ha ricordato Vincenzo Forti, 25 anni di Giulianova, che si è salvato insieme alla fidanzata, Giorgia Galassi, 22, come riporta il quotidiano Il Centro.
Anche la ragazza ha condiviso la sua esperienza con i carabinieri. "Eravamo nella sala camino a prendere il tè – ha dichiarato – quando improvvisamente siamo stati sbalzati dall'altra parte della stanza. Ci siamo ritrovati stretti come in una scatola. Tutto attorno c'erano muri di neve. Riuscivamo a muovere braccia e gambe, ma non a spostarci dal punto in cui ci trovavamo. Il silenzio era totale, non abbiamo sentito l'arrivo dei soccorritori, ma solo il rumore degli elicotteri, in un secondo momento. Eravamo convinti che qualcuno sarebbe venuto a liberarci".