Rigopiano, parla Fabio Salzetta: “Non sono un eroe, mia sorella morta mentre lavava i piatti”
Fabio Salzetta è uno dei sopravvissuti dell’hotel Rigopiano, travolto da una valanga lo scorso gennaio. Ventisei anni, Salzetta lavorava nel resort e si è salvato perché nel momento in cui la neve ha travolto la struttura era andato a prendere il pellet per ricaricare la caldaia. “Il pellet mi ha salvato la vita. Io, Giancaterino, D'Angelo e Faye Dame stavamo portando i sacchi da qui a qui”, ha raccontato l’uomo al quotidiano Repubblica, ricostruendo quei drammatici momenti. Subito dopo la valanga, Salzetta ha visto l’altro sopravvissuto perché fuori dall’hotel, il cuoco Giampiero Parete. “L'ho visto che era vicino al ruscello, sprofondato nella neve fino al petto. Sotto shock. L'ho tirato fuori e siamo andati insieme alla sua macchina nel parcheggio al lato del resort. La valanga l'aveva presa a metà, pochi centimetri e l'avrebbe rovesciata come le altre”, ha detto parlando poi delle varie telefonate fatte ai soccorritori per avvisare che quell’hotel non esisteva più e che sotto c’erano delle persone intrappolate: “Non ho ancora capito perché non ci hanno creduto subito”.
"Ma quale eroe? Bambini ora sono soli, i genitori sono morti" – Quando gli dicono che è un eroe – Salzetta dopo una notte al freddo ad aspettare i soccorritori è rimasto nell’area del Rigopiano per aiutare a trovare le persone intrappolate – lui dice che “gli eroi non hanno paura del buio” mentre lui, dopo la tragedia del Rigopiano, non riesce più a stare nei luoghi bui. Dice di non essere un eroe perché è vero che alcuni bambini sono stati salvati, ma ora non hanno più i loro genitori. E lui non ha più sua sorella Linda, che come lui lavorava al Rigopiano e che è stata ritrovata senza vita solo cinque giorni dopo la valanga. “Era in cucina, davanti al lavabo. Lei era addetta alle camere, ma alle 15 si era offerta di aiutare in cucina. Quando è arrivata la valanga, stava lavando i piatti. È morta così”, ha raccontato Fabio.
"La valanga? È stata silenziosa" – L’uomo ha raccontato anche di come tutti avrebbero voluto lasciare l’hotel prima della valanga. Erano spaventati dalle scosse di terremoto e tutti avevano i bagagli pronti per scappare via. “Ricordo bene quella fila di auto, le facce nervose”, ha ricordato Salzetta convinto che prima o poi sarebbe arrivato lo spazzaneve. Come ricorda la valanga? “Che è stata silenziosa. Nessun boato, nessuno spostamento d'aria. Un fruscio forte, come la neve che cade da un tetto troppo pieno. Ho sentito anche il rumore di un solaio che si incrinava, il legno che si spezzava”.