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Rigopiano, in Cassazione il Pg chiede annullamento di 6 assoluzioni e nuovo processo per l’ex prefetto

Secondo il magistrato, “l’ordinanza di sgombero dell’Hotel Rigopiano avrebbe evitato la tragedia”. Per questo in Cassazione chiesto l’annullamento di sei assoluzioni, la conferma delle condanne di secondo grado e un nuovo processo d’appello bis per l’ex prefetto di Pescara.
A cura di Antonio Palma
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Per la strage di Rigopiano, il pg di Cassazione ha chiesto l'annullamento di sei assoluzioni, la conferma delle condanne di secondo grado e un nuovo processo d'appello bis per l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo. Le richieste del procuratore generale di Cassazione oggi durante il terzo grado di giudizio per la tragedia del 18 gennaio del 2017 in cui morirono 29 persone a causa di una valanga che travolse l'hotel Rigopiano di Farindola.

Davanti ai giudici della sesta sezione di Cassazione  presieduta da Giorgio Fidelbo, il rappresentante dell'accusa ha chiesto l'annullamento delle assoluzioni nei confronti di sei persone, rappresentanti dell'autorità regionale di protezione civile dell'Abruzzo e la conferma delle condanne dei dirigenti della Provincia Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio (entrambi condannati a 3 anni e quattro mesi), dell'ex gestore dell'hotel Bruno Di Tommaso (6 mesi), dell'allora sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta e del tecnico del comune, Enrico Colangeli (2 anni e otto mesi per entrambi).

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I pg però ha chiesto anche un processo di appello bis per l'ex prefetto, già condannato in secondo grado ad 1 anno e 8 mesi per rifiuto di atti d'ufficio e falso. Per il Procuratore, infatti, le responsabilità dell'ex prefetto vanno valutate anche in merito alle accuse di concorso in omicidio colposo, lesioni colpose e depistaggio per le quali è stato assolto in Appello.

Secondo il magistrato, "l'ordinanza di sgombero dell'Hotel Rigopiano, se assunta, avrebbe evidentemente evitato l'evento dannoso". Per il pg  "l'evento valanghivo, per una serie di segnali di allarme, era prevedibile. Non c'era un vero allarme rosso ma sussisteva un pericolo forte che rendeva necessario istituire il Ccs e la sala operativa, che avrebbe reso possibile approntare misure, come la chiusura di strade e l'invio dell'esercito come poi è stato fatto".  "Il grande assente nell'individuazione dei responsabili di questo processo è il profilo di responsabilità dei rappresentanti dell'autorità regionale di Protezione Civile", ha concluso il procuratore.

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Richieste accolte con soddisfazione dai parenti delle vittime di Rigopiano, anche oggi presenti in Tribunale. "Siamo soddisfatti delle richieste della Procura perché ripropone il nostro impianto accusatorio" ha dichiarato infatti l'avvocato di parte civile Wania Della Vigna. I parenti saranno presenti anche domani per la sentenza definitiva. "Siamo oramai abituati a stare in attesa fuori dalle aule di tribunali. Stare insieme ci conforta e ci da la forza di andare avanti, siamo una grande famiglia. Uniti da quella tragedia di quasi otto anni fa" hanno spiegato i parenti ormai quasi rassegnati dopo la sentenza d'appello che vide 22 assoluzioni e 8 condanne. "Dopo le tante delusioni ci auguriamo che almeno saranno confermate le poche condanne emesse fin qui, se non qualcosa in più. La nostra è una speranza, ma qualsiasi cosa dovesse succedere la prenderemo così come viene" hanno spiegato alcuni di loro.

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