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Rigopiano, il fratello di Marco Tanda: “Troppa superficialità. Chiediamo nuove indagini”

Gianluca Tanda, fratello di Marco, una delle 29 vittime della strage dell’Hotel Rigopiano ha presentato una nuova denuncia “per chiedere indagini suppletive e ulteriori iscrizioni nel registro degli indagati”. Tanda contesta la “superficialità” con la quale sarebbe stata trattata quella situazione di emergenza e punta il dito contro i carabinieri: “Volontà depistatoria”.
A cura di Ida Artiaco
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"Ho appena depositato in Procura una nuova denuncia, dopo quella del 29 novembre scorso, per chiedere indagini suppletive e ulteriori iscrizioni nel registro degli indagati". A parlare è Gianluca Tanda, fratello di Marco, una delle 29 vittime, insieme alla fidanzata Jessica, della valanga che nel 2017 ha travolto l'Hotel Rigopiano. Lo riporta l'AdnKronos. Tanda, che è anche portavoce del Comitato dei familiari, contesta in primo luogo la "superficialità" con la quale gli imputati avrebbero agito nella fase di emergenza. "Lo scopo del reato di depistaggio è quello di occultare responsabilità per delitti – come si legge nella denuncia – nella fattispecie quelli relativi alla morte e alle lesioni conseguenti la valanga che ha travolto Rigopiano. Si ritiene che gli ultimi accertamenti eseguiti e/o in corso di indagine dimostrino l'esistenza di una volontà collettiva di occultare molti eventi accaduti tra il 16 il 18 gennaio 2017, tra i quali le richieste di soccorso di Gabriele D'angelo".

Rigopiano, le richieste di aiuto ignorate e la superficialità degli imputati

Scrive Tanda, assistito dall'avvocato Romolo Reboa, che "l'occultamento di tali telefonate avviene in quanto tutti i protagonisti della vicenda le hanno volutamente ignorate. ‘Che stessero tranquilli al caldo, è stato detto – dice Tanda – tanto lassù hanno tutto'. Quella frase pronunciata da uno degli imputati è fondamentale per dimostrare l'esistenza di una volontà collettiva di non prestare soccorsi e non sgomberare la strada diretta all'hotel Rigopiano". Impossibile anche ignorare, sempre secondo Tanda, la pec di richiesta d'aiuto arrivata alla Prefettura di Pescara alle 13,40 del giorno della tragedia da parte del gestore della stressa struttura ricettiva che confermava la situazione di pericolo denunciata da un'altra vittima, D'Angelo per l'appunto.

La responsabilità dei carabinieri secondo Tanda

Tanda punta il dito soprattutto contro i carabinieri. "L'omissione della consegna alla Procura della Repubblica di un brogliaccio che i carabinieri non potevano non sapere fosse un documento di indagine di massimo rilievo nella ricerca della verità, induce al sospetto (confortato anche negli elementi provenienti dalla Polizia di Stato) che l'occultamento di elementi fondamentali per l'accertamento delle responsabilità sia purtroppo da rinvenire all'interno dell'Arma dei Carabinieri, dove alcuni ufficiali potrebbero aver preso coscienza delle responsabilità di militari presenti sul territorio", riferisce ancora l'AdnKronos. La loro responsabilità sarebbe in sostanza legata al fatto, sempre secondo Tanda, che le richieste provenienti dall'hotel non dovessero essere prese in considerazione. "L'informativa conclusiva dei carabinieri forestali è del 3 novembre 2018 e in essa – si legge nella denuncia – non vi è alcuna annotazione in ordine all'attività del Pca (posto coordinamento avanzato)". E ancora: "I carabinieri forestali delegati all'indagine – aggiunge Tanda – a conoscenza quale nucleo della situazione in loco il 18 gennaio 2017, sembrano ignorare l'esistenza del Pca insediato nella sede della Croce Rossa, cui partecipava il comandante della loro stazione di Penne".

Strage di Rigopiano e ipotesi depistaggio

Da qui emergerebbe una volontà depistatoria. "L'individuazione delle richieste di aiuto, degli allarmi e di tutte le questioni connesse – si legge nella denuncia – erano attribuite ai carabinieri forestali, i quali hanno omesso di tracciarle tutte, fatto che incide sulla valutazione delle eventuali ipotesi di reato". Ma non è tutto: "Il 17 marzo 2017 il Ris di Roma completa il lavoro di estrazione dei dati dal telefono di Gabriele D'Angelo, segnalando un ‘interesse investigativo tra screenshot delle telefonate da rete mobile e telefonate con whatsapp (15 alla Croce Rossa di Penne che ospita il Coc di Penne e il Pca). Il plico sigillato arriva sul tavolo del nucleo investigativo Roni Carabinieri di Pescara tre giorni dopo ma gli approfondimenti svolti malgrado la segnalazione dell'interesse investigativo sono marginali".

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