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Rigopiano, i Ris sul luogo del disastro: trovati telefonini non appartenenti alle vittime

Proseguono le indagini sul disastro che ha causato la morte di 29 persone: in questi giorni a Rigopiano indagano anche i carabinieri del Ris.
A cura di Davide Falcioni
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A quasi un mese da quel terribile 18 gennaio, quando una valanga si è abbattuta sull'Hotel Rigopiano di Farindola distruggendo la struttura e provocando 29 vittime, proseguono le indagini per accertare eventuali responsabilità umane e comprendere se la tragedia poteva essere evitata. Sul luogo questa mattina sono tornati i Carabinieri del Ris chiamati ad effettuare alcune importanti verifiche, in particolare puntando l'attenzione alcuni telefonini rinvenuti sulla scena della tragedia, non appartenenti a nessuna delle vittime né dei superstiti.

A Rigopiano anche i vigili del Fuoco del reparto speciale USAR

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Ma a Farindola non sono presenti solo i militari del Ris: oggi e domani i carabinieri del Racis effettueranno un altro importante sopralluogo a Rigopiano misurando, con sofisticati sistemi laser, alcuni dati che potrebbero risultare determinanti nell'inchiesta contro ignoti per disastro colposo e omicidio plurimo colposo. Le informazioni andranno ad aggiungersi a quelle già elaborate da un gruppo speciale dei vigili del fuoco di Firenze e Pisa, il nucleo Usar, specializzando nell'intervento in aree distrutte da eventi sismici, esplosioni, crolli o dissesti statici e idrogeologici. Questo corpo speciale dei pompieri è stato tra i primi ad attivarsi per ricostruire gli spazi e aiutare i colleghi a muoversi all’interno di stretti cunicoli alla ricerca di superstiti e vittime.

Nel frattempo gli uomini della Forestale stanno indagando sul versante dell’allarme valanghe, al fine di accertare se sia stato ignorato dai responsabili della struttura. La polizia di Pescara invece si occupa della macchina dei soccorsi e sul comportamento assunto dai vari enti coinvolti, in primis la prefettura. A ciò, naturalmente, si aggiunge il lavoro dei consulenti della Procura, cioè due ingegneri del Politecnico di Torino e poi un geologo che avrà il compito di ricostruire le cause della valanga. Questa fase investigativa potrebbe durare almeno tre mesi e sarà decisiva nell'evoluzione dell’inchiesta, che finora non conta nessun indagato.

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