Rigopiano, i periti confermano: “Hotel costruito su una zona ad alto rischio valanghe”
Il terremoto registrato nella mattina del 18 gennaio in Centro Italia non fu la causa della valanga che travolse l'hotel Rigopiano. Lo certificano i periti della Procura di Pescara nella relazione legata all'inchiesta sul disastro in cui morirono 29 persone "Si può concludere, con una ragionevole certezza, che le scosse sismiche non hanno giocato un ruolo causale diretto per il distacco della valanga, la quale viceversa è stata innescata per carico gravitativo" si legge nel rapporto. "L'evento del 18 gennaio – aggiungono – può essere considerato relativamente eccezionale per la sua entità e magnitudo ma certamente e oggettivamente prevedibile sulla base di analisi, anche routinarie, in materia di geologia, geomorfologia, nivologia, climatologia e ingegneria della montagna”, concludono i periti Bernardino Chiaia, Barbara Frigo e Igor Chiambretti. Quest’ultimo al Tgr Abruzzo la scorsa settimana aveva anticipato come si potesse "evitare la perdita delle vite umane. Il danno all'edificio era non evitabile, anche se l'edificio era costruito secondo buoni criteri, ma le pressioni di impatto erano tali che avrebbero distrutto anche un bunker in cemento armato".
Scosse terremoto non furono causa della valanga
Nella relazione viene evidenziato come “il bacino valanghivo al termine del quale era ubicato l'hotel" aveva "tutte le caratteristiche per essere catalogato quale un sito valanghivo soggetto a fenomeni di magnitudo anche elevata". I periti in realtà non hanno fatto altro che corroborare quanto già emerso a pochi giorni dalla valanga, a seguito dell'inchiesta svolta dal Forum H2O, che aveva per primo denunciato come il resort fosse stato costruito sui detriti conoidi delle valanghe. "L'analisi morfometrica sin qui svolta e la comparazione di diverse riprese aeree fotografiche, che coprono il periodo tra il 1945 e l'attuale, consentono di confermare la presenza di due conoidi miste i cui agenti morfogenetici e deposizionali sono ascrivibili, con sicurezza, ai processi gravitativi di versante (colate detritiche, valanghe, processi eluvio-colluviali e frane di crollo). Si rileva altresì una assoluta negligenza da parte dei soggetti preposti nel fatto di non aver considerato l'area in oggetto come area valanghivo (vedasi Capitolo 4), nonostante le notevoli storiche emergenti, anche in assenza di studi specifici commissionati. Ciò ha comportato l'omissione della messa procedure di protezione e/o di opere di difesa".
Valanghe nella zona di Rigopiano dal 1944
Dalla lettura delle carte aeree quindi si comprende come in "particolare il vallone che insiste sulla località di Rigopiano, mostri evidenti e numerose tracce di attività valanghiva avvenuta nel corso dell'inverno 1944-1945. Buona parte del bosco risulta rimosso lungo il percorso della valanga e la conoide è pressoché priva di alberi salvo alcune piante isolate – concludono i periti – Sono ben visibili, nelle valli limitrofe, numerose tracce penetranti (corridoi di deforestazione di colore grigio chiaro) causati dallo scorrimento di valanghe nella fascia occupata dalle faggete".
Bisognava evacuare l'hotel due giorni prima della tragedia
Per salvare le vite umane era necessario agire con tempo: almeno 48 ore prima della slavina. Lo scrivono i periti della Procura di Pescara: "Tale evacuazione avrebbe dovuto avvenire già dal primo pomeriggio del 16 quando sia i bollettini meteorologici e il relativo avviso di condizioni meteorologiche avverse sia il bollettino valanghe emesso dal Servizio Meteomont avevano confermato lo scenario di precipitazioni nevose intense e di possibile attività valanghiva”.