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Rigopiano, gli inquirenti: “Soccorsi ritardati dai falsi allarmi”

Secondo il procuratore aggiunto di Pescara Cristina Tedeschini i soccorsi sarebbero stati rallentati dalle numerose richieste di aiuto, spesso ingiustificate, arrivate a vigili del Fuoco e Protezione Civile.
A cura di Davide Falcioni
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"Probabilmente sarebbe bastata una turbina da neve inviata prima della slavina per liberare la strada dell’hotel Rigopiano e consentire almeno agli ospiti di andarsene". Sono le dichiarazioni fatte a La Repubblica dal procuratore aggiunto di Pescara Cristina Tedeschini che indaga per “omicidio colposo plurimo” e “disastro colposo”. Stando a quanto emerso fino a questo momento il mezzo spazzaneve in dotazione alla Provincia di Pescara era in riparazione e altri non erano a disposizione, anche se l'emergenza era ormai sotto gli occhi di tutti vista la quantità di neve caduta in poche ore in tutto l'Abruzzo.

Sono tre gli scenari che gli inquirenti approfondiranno nei prossimi giorni: "Capire se quell’albergo dovesse essere chiuso al pubblico prima di mercoledì 18, in conseguenza dei bollettini meteo". Poi "verificare se davvero, come pare, ci sia stata una iniziale sottovalutazione della gravità dell’emergenza e il ritardo nei soccorsi". Per finire "verificare se l’hotel Rigopiano poteva stare dove stava, se cioè rispettava i vincoli del Parco Nazionale d’Abruzzo. La nostra priorità è ricostruire la cronologia dei fatti", dichiara il procuratore.

Quel che è certo è che in quelle concitate ore gli ospiti dell'hotel Rigopiano volevano solo fare ritorno nelle proprie case. Le copiose nevicate e soprattutto le scosse di terremoto avevano creato il panico, tanto che in molti avevano fatto le valigie per ripartire salvo scoprire, poco dopo, che la strada era impraticabile. Per questo viene chiamata una turbina della Provincia di Pescara, che però non ha mezzi a sufficienza. La dotazione, infatti, consta di 4 spazzaneve, 10 cantonieri, 2 turbine di cui una rotta e l’altra impiegata a Caramanico. Per questo il presidente della Provincia decide di scrivere una mail al Presidente del consiglio, alla Protezione Civile di Roma, alla prefettura di Pescara. "Nelle ultime ore precipitazioni atmosferiche superiori alla media e lo scioglimento parziale delle nevi hanno complicato ulteriormente la situazione. Facendo propri gli allarmi pervenuti dai sindaci del territorio (tra cui quello di Farindola, ndr), nel dichiarare lo stato di emergenza chiedo di avere a disposizione immediatamente mezzi turbina per liberare dalla neve le strade provinciali e comunali".

Delle turbine non c'è traccia. Intanto dal Gran Sasso si stacca una slavina che travolge l'hotel Rigopiano. Giampiero Parete, primo superstite, lancia l'allarme, ma le sue parole vengono in un primo momento sottovalutate. Come è stato possibile? "La gestione degli interventi di soccorso potrebbe essere stata compromessa dalle decine di allarmi fasulli e dalle bufale poste in circolazione da soggetti sconsiderati durante tutta la giornata", secondo il procuratore. I falsi allarmi, dunque, avrebbero potuto ulteriormente rallentare i soccorsi.

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