Rifiuti tossici a Caivano, il comandante della Forestale: “Ho visto l’anticamera dell’inferno”
"Sembrava l'anticamera dell'inferno. Si immagini lei cosa significa vedere sette ettari di terreno invasi da rifiuti tossici fino a quattro metri di profondità". Sergio Costa è comandante del Corpo forestale dello stato, e ieri a Caivano (Napoli), nel cuore della Terra dei fuochi, ha fatto una macabra scoperta: sotto i suoi occhi si sono materializzati sette ettari di rifiuti tossici, interrati fino a quattro metri di profondità. E sopra, rigogliosi crescevano i cavoli.
"I guanti protettivi si sono sciolti a contatto con gli scarti industriali"
Lo racconta a Fanpage.it con voce decisa ma ancora incredula: "Nel momento in cui l'escavatore ha tirato su dal sottosuolo un fusto, che conteneva scarti industriali, i guanti dei miei collaboratori si sono letteralmente sciolti nel tentativo di esplorare con le mani il bidone, che era danneggiato". Era rotto, e vomitava "presumibilmente un misto tra solventi e colle di derivazione industriale altamente tossiche, dall'odore inconfondibile e molto forte".
I collaboratori di Costa hanno accusato capogiri e nausea nonostante le mascherine protettive: la scoperta è stata inquietante ma serviranno ancora alcuni giorni per conoscere i dettagli di quanto è stato trovato. L'Arpac sta conducendo una caratterizzazione chimico-fisica dei rifiuti, utile anche a determinare l'origine degli scarti tossici, "per poterne poi seguire le tracce anche dal punto di vista investigativo", chiarisce Costa. A un primo sguardo, pare non manchi nulla: solventi tossici e molto aggressivi, scarti industriali, scorie di fusioni di vetro e tantissimo amianto.
"Contaminata la falda che serve a irrigare la zona"
Cavoli e broccoli, dunque. Ma non solo: perché "la zona è tutta costellata di campi coltivati, per lo più orti – racconta il dirigente – Il fusto pervenuto era praticamente appoggiato alla falda acquifera, a quattro metri di profondità, con tutti i rischi che questo comporta". Ma forse non è abbastanza chiaro, e allora Costa precisa: "La falda acquifera è quella dalla quale viene attinta l'acqua per le irrigazioni dei campi". Poi ci sono anche i rifiuti tossici tombati probabilmente da diverso tempo, e "coperti con del terreno di riporto, di buona qualità, per la coltivazione". Ma tant'è: le radici delle coltivazioni affondano proprio nei fusti tossici. Poco più in là, in questa immensa distesa, rifiuti più freschi e una zona "dove si stavano preparando a tombarli, siamo intervenuti poco prima". Nei pozzi e terreni già sequestrati nelle scorse settimane, "abbiamo trovato solventi molto pericolosi, arsenico, manganese – rivela il comandante – Abbiamo stimato 200mila metri cubi di rifiuti tossici nella zona, e stiamo continuando gli scavi. Vediamo dove ci portano".
"Ora monitoraggio di tutti i campi"
L'obiettivo, ora, è mappare i campi e i pozzi. Un lavoro di proporzioni enormi, viste le dimensioni del problema. Per questo, Costa lancia un appello "a tutte le autorità, affinché ci diano una mano. Perché da soli non si vince nessuna battaglia".