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Covid 19

Rientrati da Malta, aspettano il tampone da una settimana: l’odissea di due modenesi

Sono stati in vacanza a Malta dal 13 al 22 agosto scorso, premurandosi di mettersi in contatto con la propria Ausl di riferimento quando erano ancora all’estero pur di riuscire a fare il tampone, come imposto per i rientranti da alcuni Paesi a rischio dal Ministero della Salute, eppure, a distanza di una settimana dal ritorno in Italia, non sono ancora stati sottoposti al test. È la disavventura che ha per protagonista una giovane coppia di Modena, preoccupata dell’eventuali conseguenze di un ritardo del genere. Rientrati in Italia all’aeroporto di Bergamo, i due sono dovuti tornare a lavoro, anche perchè non è prevista alcuna quarantena fino all’esito del test. Con loro abbiamo provato a rimetterci in contatto con l’Ausl di Modena, ma senza successo.
A cura di Beppe Facchini
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"Non possono pretendere da noi perfezione e correttezza nei confronti degli altri quando poi devono essere loro i primi a mobilitarsi affinchè il sistema possa funzionare. Se il contagio aumenta, la responsabilità è loro". Sono arrabbiati e preoccupati i due giovani fidanzati modenesi che hanno raccontato a Fanpage.it la loro odissea subito dopo il rientro dalle vacanze a Malta, ormai una settimana fa. Partiti per l'isola mediterranea il 13 agosto scorso e rientrati in Italia all'aeroporto di Bergamo sabato 22, i due giovani avrebbero dovuto sottoporsi al tampone entro 48 ore dal ritorno nel nostro Paese. A prevederlo è l'ordinanza di Ferragosto del Ministero della Salute che ha previsto l'obbligatorietà del test per chi arriva da alcune zone a rischio: CroaziaGreciaMalta Spagna. Avendo letto di questa norma quando erano ancora in spiaggia, i due, in vacanza insieme ad un'amica toscana, si sono così mobilitati subito prendendo contatti con l'Ausl di Modena su Facebook, ricevendo tutte le indicazioni necessaria per la modulistica da compilare e la prassi da seguire. "Ci è anche arrivata la mail generata in automatico che ci confermava di aver ricevuto tutto -raccontano- e che una volta rientrati, passate 48-72 ore, ci avrebbero ricontattato. Questo però non è mai accaduto".

Oltre a mail e messaggi online, i due giovani hanno così cercato di mettersi in contatto con l'azienda sanitaria di riferimento anche telefonicamente, ma ancora una volta senza ottenere granchè. "Hanno risposto dicendo che purtroppo ci sono state tante persone rientrate dalle zone rosse e quindi bisognava attendere. Nel frattempo però potevamo continuare a fare i cavoli nostri". Niente quarantena obbligatoria, insomma. Entrambi, quindi, tornati a casa hanno anche ricominciato ad andare a lavorare, impauriti però dall'idea di poter diventare un potenziale pericolo per gli altri".

"Non è possibile camminare in giro così come se niente fosse -rimarca uno dei due, che fra l'altro spiega di aver già contratto il virus a marzo- senza una certificazione che attesti che siamo perfettamente in salute. Non possono pretendere un dovere etico e morale da parte dei cittadini quando poi sono loro i primi che dovrebbero dare l'esempio alla popolazione. Perchè noi cerchiamo di essere disponibili e di rispettare la legge: il ministero ha detto che devono essere 48 ore, vogliamo arrivare a 72 perchè ci sono troppe richieste? Va bene, aspettiamo, ci adattiamo. Ma voi dovete contribuire". "O altrimenti -interviene il compagno- il ministero poteva obbligare la gente a stare in casa in attesa del tampone".

Insieme alla giovane coppia abbiamo provato a metterci nuovamente in contatto con l'Ausl di Modena in cerca di indicazioni, ma anche questo tentativo è caduto nel vuoto. E dopo una lunga attesa, la telefonata è terminata senza riuscire ad ottenere alcuna risposta. "Sono i primi che ti prendono in giro" accusa uno dei due, ricordando infine un particolare che sa quasi di beffa: la loro amica di viaggio a Malta, toscana, è riuscita ad ottenere il tampone con tempistiche ben differenti. Per fortuna è risultata negativa al coronavirus e questo può far tirare un piccolo sospiro di sollievo anche alla coppia, ma la frustrazione per la situazione alla quale sono costretti rimane. "Se la legge dice che bisogna fare i tamponi per assicurarvi che le persone stiano bene, che non siano possibili untori, dovete farli. Gli asintomatici li andate a vedere solo ed esclusivamente con dei test di controllo".

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