Ricordo di Günter Grass: il genio scomodo
Pochi eventi suscitarono tanto clamore nella vita intellettuale della Germania, quanto un’intervista rilasciata al Frankfurter Allgemeine l’11 Agosto del 2006 da Günter Grass, che rivelò di essersi arruolato volontario nelle SS.
Grass, deceduto questa mattina a Lubecca, è senza dubbio da annoverare fra gli intellettuali tedeschi di spicco dell’ultimo mezzo secolo perché, congiungendo la sua energica attività di scrittore ad un impagabile attività critica nel milieu della cultura socialdemocratica tedesca, è stato una delle menti che più hanno contribuito a influenzare cultura e politica, specialmente a sinistra.
Le sue opinioni, notoriamente, sono sempre state scomode e poco accomodanti delle linee di pensiero politico tedesche ed Europee. Ed ha affidato alla lirica le sue più clamorose prese di posizione civile. Leggiamo questi versi tratti dalla poesia Was gesagt werden muss, “quello che va detto”:
Perché taccio, passo sotto silenzio troppo a lungo
quanto è palese e si è praticato
in giochi di guerra alla fine dei quali, da sopravvissuti,
noi siamo tutt'al più le note a margine.È l'affermato diritto al decisivo attacco preventivo
che potrebbe cancellare il popolo iraniano
soggiogato da un fanfarone e spinto al giubilo organizzato,
perché nella sfera di sua competenza si presume
la costruzione di un'atomica.
Con questi versi Grass accusava esplicitamente Israele di essere una minaccia atomica, sovvertendo la prospettiva per cui l’Iran per molti anni era stato sottoposto a sanzioni economiche, fino al recente accordo fra Barack Obama e la nuova presidenza, per paura che potesse minacciare lo stato ebraico con armi nucleari. In quest’altra poesia, più recente, dal titolo Europe Schande, la Vergogna dell’Europa: il premio Nobel prende la parola sulla crisi economica –
Messo nudo alla gogna come debitore, soffre un Paese
al quale dover riconoscenza era per te luogo comune.
Paese condannato alla miseria,
la cui ricchezza, ben curata, orna i musei: preda che tu sorvegli.
– accusando esplicitamente l’Europa di ipocrisia e cecità nell’aver trattato in modo indegno la Grecia durante la crisi del debito: “Noi tedeschi siamo indebitati e corrotti, non possiamo dare lezioni”, dichiarò in una intervista poco dopo aver steso questi versi. Come si vede, la figura intellettuale di Grass è fortemente caratterizzata: pensoso, polemico, complesso, un uomo che era stato entusiasta nell’aderire al movimento nazionalsocialista e che, dopo la ricostruzione, è divenuto la coscienza critica di quella sinistra che, nel bene o nel male, ha rappresentato una delle principali anime della cultura democratica tedesca.
Per i non tedeschi forse non è facile capire quale peso schiacciante lo sterminio nazista ha avuto nell’inconscio di tutta la Germania: questo intellettuale raffinatissimo si era portato il peso del senso di colpa e del segreto per decenni, prima di rivelare la verità pochi anni fa. La complessità della sua posizione è evidente: pensatore di sinistra, assolutamente democratico, eppure scrittore che contemporaneamente ha introiettato dentro la sua stessa scrittura l’angoscia, la paranoia, l’ansia e il peso di una generazione che fu schiacciata totalmente dagli eventi bellici, che visse nel modo più acuto il crollo radicale delle strutture culturali che tenevano insieme coscienza e vita.
Grass infatti è uno dei più raffinati interpreti della Vergangenheitsbewältigung, che significa, alla lettera, il superamento del passato. È un termine che designa quell’insieme di forme espressive d’arte e critica che hanno cercato, talora disperatamente, di metabolizzare la assurdità nazi-fascista: le tinte dei suoi romanzi, che oscillano fra il grottesco e simbolico, creano figure in grado al contempo di essere grandi metafore e personaggi romanzeschi. Il più riuscito è senza dubbio Oskar, il nano grottesco de Il tamburo di latta, che incarna la regressione della coscienza civile tedesca attraverso la deformazione fisica e psicologica. Questo libro, il suo più noto, è in realtà parte di un’unica Danziger trilogie, la Trilogia di Danzica: interamente calata nell’incredibile atmosfera che si dovette respirare, in quegli anni, nella regione tedesca attraversata dalla Vistula.
La grandiosa capacità di trasfigurare il male storico nella materia del romanzo ha fatto la felicità dello scrittore Günter Grass, che è senza dubbio un esempio di come la letteratura possa e debba essere contemporaneamente una produzione simbolica ed un percorso individuale; come possa e debba essere una strana alchimia in grado di esprimere esattamente il vissuto di un popolo tramite la coscienza, idiosincratica, di un singolo.
Le sue coraggiosissime (a maggior ragione alla luce del suo passato nel nazismo) prese di posizione contro lo stato di Israele gli causarono il bando da questo stato, ed in generale, la coscienza politica tedesca non ha potuto che percepirlo come un peso ingombrante. Tuttavia una possibilità è che questo scrittore – dotato fra l’altro di forza poetica incredibile- fosse prima di tutto scomodo a se stesso: pungolato costantemente, nella sua coscienza, alla ricerca di punti di riferimento etici, in costante tensione fra un bisogno di liberarsi dal peso della colpa inespressa ed il desiderio di costruire una nuova cultura oltre l’ombra del male.