"Ciao piccola, ho solo dato una mano a tirarti fuori da quella prigione di macerie. Scusa se siamo arrivati tardi, purtroppo avevi già smesso di respirare ma voglio che tu sappia da lassù che abbiamo fatto tutto il possibile per tirarvi fuori da lì": scriveva così un soccorritore, in una straziante lettera lasciata sulla bara, alla piccola Giulia, la bambina di dieci anni morta durante il spaventoso terremoto che il 24 agosto ha raso al suolo il piccolo paese di Pescara del Tronto. Giulia con il suo corpo aveva fatto da scudo alla sorellina più piccola, Giorgia, che grazie anche a quel gesto è riuscita a salvarsi e ad essere estratta viva dalle macerie ben 17 ore dopo il sisma.
Tornano alla mente le parole pronunciate da monsignor Giovanni D'Ercole durante l'omelia del funerale: «La più grande Giulia purtroppo morta, ma ritrovata in una posizione protettiva su Giorgia, una bimbetta di scarsi cinque anni – ha detto il vescovo – che sembrava spaesata con la bocca piena di macerie. Morte e vita erano abbracciate, ma ha vinto la vita: Giorgia. Anzi, dalla morte è rinata la vita perché chi esce dal terremoto è come se nascesse di nuovo».
Con la bocca piena di macerie, spaventata e ferita, Giorgia in questi mesi ha lottato per ristabilirsi e provare a tornare alla normalità, ricostruendo le macerie che i terremoto lasciano anche dentro i cuori delle persone, delle famiglie. Ora sta bene. Corre, sorride: è tornata la bambina che ha il diritto di essere. Oggi è tornata a trovare i militari del 235mo Reggimento Piceno, ad Ascoli e a riabbracciare i suoi soccorritori. Nessuna cerimonia pomposa: un incontro di uova di Pasqua e in giro a visitare la caserma. C'è una foto, bellissima, che la ritrae sorridente in spalla a uno di loro con i genitori che si sforzano di imparare di nuovo a sorridere.
Ogni volta che una persona riesce a rinascere nonostante tutto (il dolore, la distruzione e la paura) e trova la forza di riattivare i muscoli della vita (il sorriso, l'energia e lo spirito vitale) si compie l'eterno miracolo della forza di reagire, di tener duro, di continuare. E ogni volta è una cosa che commuove e riempie il cuore. Ci sono piccoli eroi, dentro i nostri terremotati che ci danno lezioni di resistenza. Come Giorgia.