Riconosciuta donna anche senza operazione per cambiare sesso: sentenza storica in Molise
Ora, per la legge, sarà riconosciuta come donna a tutti gli effetti senza doversi tuttavia sottoporre a un intervento chirurgico di riassegnazione. La storica decisione arriva dal Tribunale di Campobasso: una persona nata uomo, residente nel capoluogo, si è vista riconoscere il cambio di sesso anagrafico senza tuttavia sottoporsi all'operazione. La sentenza è stata depositata nelle scorse ore dalla sezione civile presieduta da Enrico Di Dedda, giudice Emanuela Luciani relatore ed estensore. Si tratta di un caso inedito in Molise e tra i primissimi in Italia.
Ora la persona che ne ha fatto richiesta sarà riconosciuta dalla legge una donna a tutti gli effetti. "È un provvedimento che resterà nella storia", commenta l'avvocato che ha seguito il caso, Fabiola De Stefano con il suo studio legale di Avellino, dove di recente sono state emesse due sentenze analoghe sulla materia. "Il tribunale di Campobasso – ha spiegato a LaPresse l'avvocato De Stefano – ha seguito la pioneristica giurisprudenza avellinese dimostrando una grande apertura sul piano del diritto e prevedendo l'identità femminile a un giovane che ne ha fato richiesta. È una sentenza innovativa e rivoluzionaria per la quale sono ampiamente soddisfatta".
Il precedente a Trapani
Un importante precedente in materia era accaduto anche a Trapani il 16 luglio scorso, quando il Tribunale aveva riconosciuto il diritto di cambiare nome e identità di genere all’anagrafe senza alcun intervento chirurgico effettuato o programmato e senza alcuna terapia ormonale. Quello è stato il primo caso in Italia, un apripista che ha permesso nei mesi successivi di fare la stessa cosa anche in altre situazioni.
Protagonista di quella storia era Emanuela, 53enne siciliana originaria di Erice, che per veder riconosciuto questo riconosciuto aveva iniziato questa battaglia 20 anni prima, tra consulenze legali ma anche umiliazioni e sofferenze. Tutto ciò è stato possibile da un principio estrapolato da una sentenza della Corte di Cassazione del 2015 che ha consentito a un’altra donna transgender di legittimarsi prima dell’operazione, che però, in quel caso, era pianificata.