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Camorra e ‘ndrangheta nei casinò. Indagini antimafia a Sanremo, Saint Vincent, Venezia e Campione d’Italia

Oggi gli agenti dell’antimafia hanno effettuato accertamenti sui movimenti finanziari di camorristi e ‘ndranghetisti nei principali casinò italiani. Che per anni non hanno segnalato operazioni sospette di riciclaggio. Angela Napoli: “Finalmente si scopre qualcosa. I casinò per troppo tempo immuni da indagini”.
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La Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.)

In Valle d'Aosta la ‘ndrangheta gioca d'azzardo. Lo hanno scoperto nelle scorse settimane gli investigatori della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) che dalle 12 di oggi e per tutto il pomeriggio hanno passato in rassegna i registri di quattro importanti casinò: quelli di Sanremo, Venezia, Campione d'Italia e Saint Vincent. A frequentare spesso quest'ultima struttura ci sono anche affiliati della ‘ndrangheta torinese, i cui nomi erano già emersi nell'inchiesta Minotauro, la maxi indagine conclusa con 58 condanne che ha dimostrato la presenza della ‘ndrangheta in Piemonte: l’inchiesta aveva portato nel 2011 all’arresto di 142 persone e allo smantellamento di decine di ‘locali’ della ‘ndrangheta che operavano a Torino e nel circondario, cercando di tessere legami con gli ambienti politici.

"Sono stata più volte a Torino ed Aosta anche con la Commissione Parlamentare Antimafia", racconta a Fanpage il deputato uscente Angela Napoli, da anni membro della Commissione bicamerale d'inchiesta sul crimine organizzato. "Avevo già denunciato due anni fa l'assoluta assenza di controlli in Valle D'Aosta anche in relazione alla grande presenza di immigrazione calabrese in quella regione. Ero certa che nel casinò di Saint Vincent ci fosse un'attività di riciclaggio, una specie di lavanderia dei soldi sporchi della criminalità organizzata".

Tuttavia gli inquirenti non hanno ancora trovato prove certe di riciclaggio, e non hanno nemmeno aperto un'inchiesta penale a carico dei frequentatori mafiosi della struttura. Ma nella giornata di oggi hanno effettuato verifiche sui loro conti correnti e sui registri del Casinò per accertare quanto denaro hanno cambiato e tracciare i loro flussi finanziari.

"Avevamo già individuato i loro nomi in precedenza", spiega a Fanpage un ufficiale della DIA che ha seguito le indagini. "L'attività conoscitiva di oggi è servita per capire in che modo queste persone si muovono nel casinò".

"Finalmente si inizia a scoprire qualcosa e ad accertare le infiltrazioni anche in questo settore in cui pensavamo ci fosse una sorta di immunità", ammette soddisfatta Angela Napoli. "Fino ad ora l'attività degli inquirenti sulle infiltrazioni mafiose e sulla capacità di resistenza delle cosche in Valle D'Aosta era stata del tutto insufficiente".

L'attività d'indagine ha portato risultati anche negli altri casinò: a Sanremo gli investigatori hanno scoperto che il locale era abitualmente frequentato da personaggi della Camorra, e da altri, ancora incensurati e senza precedenti di polizia, che secondo le ultime indagini della DIA sarebbero contigui ad ambienti di ‘ndrangheta. Le ricerche mirano a scoprire se anche quei frequentatori usino il casinò per riciclare "denaro sporco".

Quattro nomi in tutto di uomini residenti tra Sanremo e Ventimiglia (uno di loro era già stato coinvolto nell'inchiesta “La Svolta” che alla fine dello scorso anno aveva dimostrato come la ‘ndrangheta condiziona l'imprenditoria, la politica e le istituzioni di Ventimiglia). Ma nella lista degli investigatori ci sono anche i parenti: i figli (quelli maggiorenni) e le mogli (soprattutto per le slot machine). Una volta ricostruito il giro di denaro che hanno generato queste persone nel casinò, il confronto con le dichiarazioni dei redditi permetterà di scoprire se ci sono stati flussi di denaro di provenienza illecita o non documentata.

"I casinò posso essere uno strumento utile per riciclare denaro perché permettono di giustificare la provenienza del contante sporco scambiato con le fiches, che a loro volta possono essere scambiate all'interno della struttura tra persone diverse", spiega a Fanpage un investigatore specializzato in indagini antiriciclaggio.

Secondo i dati ufficiali pubblicati dall'Unità di Informazione Finanziaria della Banca D'Italia nel 2006 e nel 2007 le società di giochi e scommesse non hanno fatto nemmeno una segnalazione sospetta secondo la normativa antiriciclaggio. E ne hanno fatte appena 44 nei tre anni successivi. Solo nel 2011 c'è stato un incremento significativo di segnalazioni, che sono state –  solo quelle degli operatori di gioco sia fisici che virtuali – 130.

In tutto, dal 2006 al 2011 sono state 174 le segnalazioni di operazioni sospette provenienti dalle società di gioco, il 14,4 per cento del totale di quelle fatte da tutti gli operatori sottoposti alla normativa antiriciclaggio. Nelle tabelle allegate alla relazione al Parlamento di metà 2012, la Direzione Investigativa Antimafia riporta che nel secondo semestre del 2011 sono state sei le segnalazioni antiriciclaggio fatte da società di gioco in Valle D'Aosta, mentre in Liguria ne è stata registrata una sola.

"I casinò segnalano le operazioni sospette solo quando sanno che già ci sono attività giudiziarie in corso", denuncia a Fanpage Angela Napoli. Gli inquirenti assicurano che, durante le attività investigative di oggi, la direzione del casinò di Saint Vincent ha fornito "piena collaborazione su tutta la documentazione richiesta".

Le identità di tutte le persone oggetto degli accertamenti di oggi sono coperte dal segreto investigativo.

Ha collaborato Davide Falcioni 

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