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Riciclaggio e frodi fiscali, 75 misure cautelari in 10 regioni: arrestato anche colonnello Finanza

Settantacinque misure cautelari sono state emesse questa mattina in Puglia, Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto.
A cura di Davide Falcioni
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Questa mattina all’alba, al termine di un’articolata attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, 500 unità della Dia e della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione – nelle regioni Puglia, Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto – a un’ordinanza, emessa dal competente G.I.P. del locale Tribunale, applicativa di misure cautelari personali a carico di 75 persone e del sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 23 milioni di euro.

Il provvedimento cautelare si fonda su un quadro gravemente indiziario a carico di soggetti indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato di associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità e finalizzata alle frodi fiscali, al riciclaggio e all’autoriciclaggio dei relativi proventi nonché al trasferimento fraudolento di valori, al “contrabbando” di prodotti energetici, alle estorsioni, al traffico di sostanze stupefacenti e alla detenzione illegale di armi. In tutto sono 86 le persone indagate, tra imprenditori, professionisti e pubblici ufficiali. Le indagini sono state condotte incrociando i dati risultanti da segnalazioni di operazioni sospette,  intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche e da attività di pedinamento.

L'inchiesta ha fatto emergere che, attraverso un sistema di aziende consorziate, l’organizzazione criminale avrebbe sviluppato un volume di affari illecito pari a circa 170 milioni di euro mediante ingenti frodi fiscali poste in essere attraverso l’indicazione di crediti i.v.a. fittizi scaturenti da inesistenti operazioni passive indicate nelle dichiarazioni fiscali in assenza delle relative fatture. Tali crediti, asseverati da professionisti compiacenti, sarebbero stati poi utilizzati dal sodalizio – per il tramite di prestanome – per compensare poste attive o i versamenti relativi ai contributi previdenziali e assistenziali, alle ritenute fiscali e alle altre somme dovute. I guadagni per i membri del consorzio sarebbero risultati esorbitanti dal momento che, tramite il meccanismo della creazione di crediti Iva fittizi, non avrebbero versato le imposte nonché i contributi previdenziali e assistenziali dovuti. I proventi così illecitamente realizzati sarebbero, quindi, stati reimmessi nel circuito economico attraverso articolate operazioni di riciclaggio. Proprio durante la “monetizzazione” dei proventi illeciti sarebbe emerso il coinvolgimento della criminalità organizzata barese, in grado di reclutare numerosi "fiduciari" a cui intestare carte di credito con le quali drenare, secondo una tempistica prestabilita, le provviste illecitamente conseguite dal sodalizio per il successivo reinvestimento anche nel narcotraffico. In questo filone investigativo è emersa anche una presunta vicenda corruttiva coinvolgente un colonnello della Guardia di Finanza in servizio a Roma che – in cambio di utilità economiche e di altra natura – avrebbe fatto eseguire abusivi accessi al sistema informatico strumentali ad acquisire notizie da comunicare a uno dei promotori dell’organizzazione criminale.

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