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Riceve un falso sms e gli vengono rubati 18mila euro dal conto: Poste condannata a risarcire cliente

La terza sezione civile del tribunale di Firenze ha stabilito che Poste Italiane non aveva adottato tutte le misure necessarie per proteggere il cliente da un attacco di phishing, una truffa informatica condotta via e-mail o SMS.
A cura di Davide Falcioni
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Un messaggio ingannevole con il logo di Poste Italiane, un presunto problema sul conto corrente e una telefonata di un finto operatore. È iniziata così la truffa che ha portato un uomo di 73 anni, residente a San Casciano Val di Pesa, a perdere ben 18.039 euro. Grazie all’intervento del tribunale di Firenze, però, il pensionato è riuscito a ottenere giustizia. Poste Italiane è stata condannata in primo grado a risarcirlo dell’intera somma sottratta.

La vicenda risale al 18 ottobre 2021, quando l’uomo, assistito dall’avvocato Pierpaolo Florio, ha presentato ricorso contro l’azienda. La terza sezione civile del tribunale di Firenze ha stabilito che Poste Italiane non aveva adottato tutte le misure necessarie per proteggere il cliente da un attacco di phishing, una truffa informatica condotta via e-mail o SMS.

Il meccanismo della truffa

Il raggiro è stato orchestrato con precisione. Il pensionato ha ricevuto un SMS con il logo delle Poste che lo invitava a cliccare su un link per risolvere una presunta anomalia sul suo conto. Dopo aver cliccato, è stato contattato da un sedicente operatore aziendale, il quale, con la scusa di "resettare il codice di accesso per ragioni di sicurezza", lo ha convinto a inserire la tessera in un lettore Postamat. In questo modo, i truffatori hanno ottenuto le credenziali necessarie per accedere al conto e, in pochi minuti, hanno effettuato nove operazioni, incassando oltre 18mila euro in buoni fruttiferi postali.

Il giorno dopo, l’uomo, insospettito dall’impossibilità di contattare il presunto operatore, si è recato nella sua filiale per scoprire l’amara verità: era stato truffato. Poste Italiane, però, si è rifiutata di rimborsare il cliente, spingendolo a rivolgersi alla giustizia.

La sentenza

La giudice Elisabetta Carloni ha condannato Poste Italiane, sottolineando che l’azienda avrebbe potuto evitare il danno adottando sistemi di sicurezza più robusti, come la doppia autenticazione tramite codice OTP. "La responsabilità di Poste Italiane – si legge nella sentenza – avrebbe potuto essere esclusa solo se l’azienda avesse dimostrato di aver adottato tutte le misure necessarie per tutelare il cliente".

La Cassazione aveva già chiarito, con la sentenza 23683 del 26 giugno 2024, che "il prestatore di servizi di pagamento deve provare l’adozione di appropriate misure tecniche volte a verificare la riferibilità delle operazioni alla volontà del correntista". Nel caso specifico, la giudice ha escluso qualsiasi responsabilità del pensionato, ritenendo che non ci fosse stata né negligenza né errata custodia dei codici da parte sua.

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