Tre donne. Tre meridionali. Una di loro ha un contratto da precaria. Le ricercatrici che hanno isolato il Coronavirus (insieme a Fabrizio Carletti, esperto nel disegno dei nuovi test molecolari, e Antonino Di Caro che si occupa dei collegamenti sanitari internazionali) mandano in tilt una certa narrazione prevalente che insiste nel dipingere un Paese che vorrebbe gli uomini settentrionali come unico traino in tutti i campi.
Francesca Colavita, molisana e ricercatrice precaria, la dottoressa siciliana Concetta Castilletti e la virologa Maria Rosaria Capobianchi, originaria della Campania, riescono non solo a isolare il virus che sta spaventando il mondo (dimostrando come la nostra ricerca rimanga ai massimi livelli nonostante le crepe di una politica che continua a considerarla un capitolo di spesa da ridurre di governo in governo) ma sono riuscite a isolare un certo gnegneismo che affligge il Paese ben prima del Coronavirus e molto più in profondità.
Che una struttura pubblica (con contratti non certo milionari) riesca a raggiungere certi risultati dimostra che il talento del nostro Servizio Sanitario Nazionale meriterebbe un trattamento migliore e meriterebbe soprattutto un riconoscimento più vasto. Insieme al team sul Coronavirus ci sono, in tutti gli ospedali d'Italia, migliaia di medici che forse dovrebbero sentirsi gratificati di lavorare in uno dei settori più importanti per la democrazia e la saluta di una nazione. Smettiamola una volta per tutte con questo innamoramento (che conviene molto a molti) della sanità privata e dei malati come clienti e e le malattie come prodotti.
E smettiamola una buona volta di dover leggere questo fastidio quando sono le donne a ottenere risultati. Sui giornali di oggi ci sono articoli in cui vengono chiamate per nome in modo sminuente, ci sono conduttori televisivi che rimarcano la presenza anche di uomini come se fosse importante per annacquare il loro risultato e c'è un tweet di Vittorio Feltri che racconta perfettamente il fastidio dei fallocrati razzisti: «Tre signore meridionali hanno identificato il Coronavirus in 48 ore, un miracolo. Una lezione a tutto il mondo scientifico. Poi dicono che i terroni sono incapaci. Balle. Applausi a loro.», ha scritto il direttore di Libero con il solito trucco di elogiare per delegittimare.
Quello che non vi va giù è che le vorreste fragili e invece sono in cima al mondo.