Revocata la scorta a Valeria Grasso, denunciò il clan dei Madonia: “A rischio i miei figli”
Valeria Grasso è senza scorta. All'imprenditrice antiracket di origine palermitana che denunciò il clan mafioso dei Madonia è stata revocata la protezione, che aveva avuto in quanto testimone di giustizia e con il IV livello di rischio. Il provvedimento è stato sospeso a Roma, città nella quale vive, "dal 23 novembre senza alcuna reale motivazione e senza le sia stato notificato alcun provvedimento". Dovrebbe restare in vigore invece a Palermo, dove il pericolo sarebbe maggiore. "Nell’epoca in cui il Ministro dell’Interno è una donna, e alla vigilia della Giornata contro la Violenza sulle donne – è l'appello della testimone di giustizia -, vengo lasciata sola, anche nel mio impegno contro la criminalità e la mafia che mi vede tutt’oggi in prima linea nella sensibilizzazione pubblica a sostegno della legalità e della giustizia perché, l’ho dichiarato più volte, mi sento una donna dello Stato piuttosto che vittima della mafia", la quale ha aggiunto che "proprio quello Stato che ha ispirato il mio senso civico, con una condotta torbida, immotivata ed incomprensibile, sta lasciando a rischio me e i miei figli, di cui una è ancora minorenne. Mi appello al Capo dello Stato e a tutte le autorità".
Valeria si era ribellata al pizzo, sfidando e facendo arrestare alcuni membri del clan mafioso dei Madonia. Da allora è stata considerata un soggetto a rischio e tutt'oggi gli episodi di pericolo per lei e la sua famiglia non mancano. "Il mio sgomento – ha infatti sottolineato – nasce anche dal fatto che, solo per citare l'ultimo degli episodi inquietanti che ho vissuto, il 6 giugno 2019 il mio compagno, titolare di una nota trattoria a Trastevere da oltre 20 anni, ha trovato una busta di plastica con un piccione morto sull'albero dove è posta l'insegna del locale, promessa di morte tipica della mafia". Ma, nonostante ciò, non c'è stato il rinnovo della protezione. "Il comandante del nucleo Scorte, colonnello Luca Nuzzo, il 20 novembre scorso mi ha informata verbalmente della sospensione della misura di protezione personale a Roma, salvo confermarmi il dispositivo su Palermo considerata ‘a rischio', dopo che, solo il 12 marzo 2019, mi era stata confermata dal Prefetto di Roma Paola Basilone", ha detto ancora Grasso. Nella sua comunicazione scritta la Basilone aveva sottolineato che: "su proposta della scrivente, l'Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale ha determinato che nei confronti della S.V. venga assicurata una misura di protezione personale con validità su tutto il territorio nazionale".
Ma Valeria Grasso non si arrende e guarda avanti. "Ritengo che il provvedimento di revoca della protezione alla signora Grasso sia illegittimo per assoluta carenza dei presupposti di legalità. Abbiamo appreso solo verbalmente questa decisione e, per tali motivi, abbiamo chiesto l'accesso agli atti lamentando la violazione del diritto alla partecipazione al procedimento amministrativo e chiedendo copia dell'atto finale con le relative motivazioni, il tutto dovuto per legge", ha spiegato il legale della donna, avvocato Ezio Bonanni, che ha anche annunciato che "inizieremo al più presto un'azione legale a carico dello Stato, non solo dal punto di vista amministrativo, ma anche per capire ed identificare le responsabilità in tutte le sedi".