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Resti umani forse di coniugi scomparsi. La figlia conferma: “Mio padre aveva tatuaggio”

“Sì, mio padre aveva un tatuaggio a forma di ancora sulla spalla”. È quanto afferma Dorina Pasho, figlia di Shpetim e Teuta Pasho, marito e moglie scomparsi nel 2015 a Castelfiorentino cui forse appartengono i resti ritrovati in questi giorni in tre valigie nei campi vicino al carcere di Sollicciano  (Firenze).
A cura di Angela Marino
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"Sì, mio padre aveva un tatuaggio a forma di ancora sulla spalla". È quanto afferma Dorina Pasho, figlia di Shpetim e Teuta Pasho, marito e moglie scomparsi nel 2015 a Castelfiorentino cui forse appartengono i resti ritrovati in questi giorni in tre valigie nei campi vicino al carcere di Sollicciano  (Firenze). "Ho parlato con i carabinieri e sto aspettando le risposte da loro per andare a fare il test del Dna – ha detto Dorina, come si legge su Corriere.it – Chiediamo tranquillità perché non sappiamo nemmeno noi se siano loro o meno".

Dorina, la figlia
Dorina, la figlia

L'ultima telefonata: "Aveva paura"

Il cerchio si stringe intorno alla coppia di nazionalità albanese giunta in Italia per stare vicino al figlio 28enne Taulant, recluso proprio nel penitenziario che sorge a pochi metri dalle campagne dove nei giorni scorsi è avvenuto il macabro ritrovamento. Al momento della scomparsa Taulant era detenuto per reati di droga.  Shpetim e Teuta avevano vissuto a Castelfiorentino, nell’empolese-valdelsa e la loro scomparsa era stata denunciata alle forze dell'ordine, l’8 novembre 2015, proprio da Dorina, la figlia, che insieme a sua sorella aveva contattato anche la redazione di Chi l'ha visto. Sono stati proprio i giornalisti del programma dedicato alle persone scomparse a fare il collegamento con i coniugi spariti dal Fiorentino. Di loro nessuna traccia, neanche nell’appartamento che avevano preso in affitto per assistere il figlio.  Una scomparsa che, proprio per i rapporti del figlio della coppia con il mondo del narcotraffico, aveva destato allarma nella figlia. Sempre Dorina, all'epoca, aveva menzionato una strana telefonata ricevuta dalla madre in cui la donna le diceva che era intenzionata a non parlare più a telefono con nessuno. Per paura. Era il primo di novembre del 2015.

Le ricerche

Le ricerche sul campo, intanto, sono state temporaneamente sospese. Il primo ritrovamento è avvenuto la settimana scorsa per mano del proprietario di uno dei campi parzialmente messi a coltura intorno al carcere di Sollicciano. Il 72enne si è imbattuto in una valigia abbandonata tra le sterpaglie in cui era custodito il busto saponificato di un uomo, verosimilmente tra i 40 e i 60 anni di età, con un tatuaggio sulla spalla. Ricerche successive dei carabinieri, sopraggiunti sul posto, hanno portato al ritrovamento di altre due valigia contenenti gli arti di un corpo maschile e altri frammenti di un corpo femminile.

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