Caso Almasri

Renzi contro Meloni su Almasri: “Chiude il Parlamento perché ha paura, se ha coraggio venga in Aula”

Matteo Renzi ha attaccato Giorgia Meloni sul caso Almasri. “Il Parlamento è fermo, bloccato perché la presidente del Consiglio ha deciso di non venire in Aula a riferire”, ha detto in un video . “Non viene lei  non viene Piantedosi, Nordio: scappano dicendo ‘Non possiamo parlare a inchiesta aperta’ e poi fanno le dirette con chi li fa parlare senza fare domande”, ha aggiunto prima di rivolgersi direttamente alla premier: “Se hai un minimo di dignità e coraggio vieni in Aula”.
A cura di Giulia Casula
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In un video pubblicato sui social Matteo Renzi ha attaccato Giorgia Meloni sul caso Almasri. "Il Parlamento è fermo, bloccato perché la presidente del Consiglio ha deciso di non venire in Aula a riferire", ha dichiarato.

I lavori in Camera e Senato infatti resteranno sospesi fino a martedì prossimo, quando la conferenza dei capigruppo di entrambe le camere si riunirà nuovamente. Le opposizioni chiedono con insistenza al governo di chiarire la vicenda legata all'arresto e alla scarcerazione del generale libico Almasri, ma dopo la notizia dell'iscrizione di Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano nel registro degli indagati per favoreggiamento e peculato, l'informativa del Guardasigilli e del titolare del Viminale è saltata.

I ministri hanno giustificato la loro assenza in Parlamento in una lettera, dove hanno precisato la loro volontà di rispettare il segreto istruttorio che copre le indagini. Tuttavia i partiti di minoranza accusano gli esponenti dell'esecutivo di "fuggire dalle loro responsabilità", sottraendosi al confronto parlamentare. "Ha fatto un video sui social, una diretta con Porro, manda le veline alla Rai e però la democrazia parlamentare è bloccata, non vengono in Aula", ha osservato Renzi parlando dal suo ufficio al Senato.

"Non viene lei – aggiunge – non viene Piantedosi, Nordio: scappano dicendo ‘Non possiamo parlare a inchiesta aperta' e poi fanno le dirette con chi li fa parlare senza fare domande", ha ribadito prima di rivolgersi direttamente alla presidente del Consiglio. "Ho una richiesta da fare a Giorgia Meloni – ha concluso – se hai un minimo di dignità e coraggio vieni in Aula: dicci quello che devi dirci e ascolta i suggerimenti e le critiche della maggioranza e delle opposizioni ma finché c'è la democrazia chiudere il Parlamento perché avete paura di confrontarvi è la cosa più incredibile e scandalosa che ci sia".

Meloni: "Ci attaccano ma il sostegno degli italiani è solido"

Intanto Meloni festeggia sui social per il traguardo del 30% nei consensi. "Non guardo spesso i sondaggi. Non perché non siano importanti, ma perché penso che il miglior modo per ottenere fiducia sia lavorare ogni giorno con serietà e determinazione. Tuttavia, è difficile non notare un dato: nonostante gli attacchi gratuiti quotidiani e i tentativi di destabilizzare il Governo, il sostegno degli italiani rimane solido", ha scritto sui social condividendo l'ultima Supermedia Youtrend in cui Fratelli d'Italia è al 30,1%. "Per me, questo significa una cosa sola: che il lavoro che stiamo facendo per difendere l'interesse nazionale, creare opportunità per le nostre imprese e rafforzare la nostra Nazione è quello giusto. Grazie per la fiducia. Io vado avanti, come sempre, a testa alta", ha aggiunto

Il ruolo del ministro Nordio nel caso Almasri

Sul caso del capo della polizia libica, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra e torture, pesano ancora diverse incognite. Se sul piano giudiziario sarà la magistratura a valutare, su quello politico le opposizioni attendono spiegazioni. In particolare dal ministro Carlo Nordio, che ha la competenza sulle richieste provenienti dalla Cpi con il compito di dargli seguito. Resta ancora da chiarire infatti, perché nelle 48 ore tra l'arresto di Almasri e la sua liberazione su ordinanza della Corte d'appello di Roma, nonostante l'avviso della Digos e la sollecitazione della Procura, il Guardasigilli non sia intervenuto per sanare la procedura e chiedere alla Corte di procedere con l'arresto.

Sul punto il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha tentato di giustificare i ritardi di Nordio con alcune precisazioni. "Non è così semplice", perché c'era "un documento di 40 pagine con le accuse in inglese (presumibilmente il mandato della Cpi, ndr) , da tradurre", ha dichiarato. Insomma, secondo il vicepremier, il Guardasigilli non avrebbe potuto risolvere la questione con un tratto di penna.

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