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Parma, un fallimento del calcio italiano

Reimpiego capitali illeciti, arrestato il presidente del Parma Manenti

Il presidente del Parma Giampietro Manenti è stato arrestato nell’ambito di un’operazione antiriciclaggio coordinata dalla procura di Roma. Oltre a lui altre 21 persone sono finite in manette, sessanta le perquisizioni in tutta Italia.
A cura di Susanna Picone
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Il presidente del Parma Giampietro Manenti è stato arrestato dagli uomini della Guardia di finanza nell'ambito di un'operazione antiriciclaggio coordinata dalla procura di Roma. Insieme a lui sono finite in manette altre 21 persone per i reati di peculato, associazione a delinquere, frode informatica, utilizzo di carte di pagamento clonate, riciclaggio e auto riciclaggio aggravato dal metodo mafioso (è il primo caso di custodia cautelare richiesta per quest’ultimo reato, introdotto nel nostro ordinamento il 1 gennaio scorso). Sono inoltre in corso una sessantina di perquisizioni in tutta Italia. L'accusa nei confronti del patron del Parma è di reimpiego di capitali illeciti. L'indagine si è sviluppata su due filoni intrecciati. Giampietro Manenti, amministratore della Mapi Group, società di servizi con sede in Slovenia, ha acquistato il Parma sull’orlo del fallimento a inizio febbraio assicurando di avere i fondi per ripianare i debiti della società e per pagare gli stipendi ai calciatori. Manenti era in attesa dell’udienza del Tribunale fallimentare fissata per il prossimo 19 marzo nella quale si era impegnato a portare un piano di rilancio del club.

La Finanza si è recata anche negli uffici del Parma Fc e perquisizioni sono in corso nella sede della Ragioneria generale dello Stato. Il procuratore della Repubblica di Parma Salvatore Rustico ha chiarito che il procedimento avviato dagli inquirenti romani al momento non ha connessioni con le indagini condotte a Parma e che sarà compito dei magistrati valutare eventuali legami giudiziari con la vicenda Parma Fc. Dopo gli arresti è intervenuto sui social anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti: “Lo dissi da subito: a Parma nessun spazio per i disonesti. Nessun sciacallo tocchi i parmigiani, la città e la nostra squadra”.

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