Reggio Emilia, si cerca il corpo di Saman: “Uccisa dalla famiglia dopo no a nozze combinate”
Gli inquirenti temono che Saman Abbas non sia scappata all'estero per sfuggire a un matrimonio combinato ma che sia stata uccisa e che il suo corpo sia stato seppellito nei pressi dell'azienda dove lavorava il padre della 18enne originaria del Pakistan di cui non si hanno più notizie da un mese. Da giorni i carabinieri con l'aiuto dei cani molecolari stanno perlustrando le campagna intorno a una porcilaia che temono possa nascondere proprio il cadavere della giovane che lo scorso anno aveva detto no a un matrimonio combinato dalla famiglia con un cugino in Pakistan.
Indagati i genitori di Saman e due cugini: tutti sono fuggiti in Pakistan a inizio maggio
A far protendere gli inquirenti per l'ipotesi dell'omicidio sono le importanti immagini restituite da alcune telecamere di videosorveglianza: è il 29 aprile scorso quando si vedono tre sagome spostarsi a piedi, con in mano due pale, un piede di porco, un secchio e del telo plastificato. Sono le 19.15 e secondo Ivan Bartoli, padrone dell’abitazione e datore di lavoro di Shabbar Abbas, sarebbe un insolito orario di lavoro per passeggiare in quella zona armati di pale. In quelle immagini, secondo gli inquirenti, ci sono i due cugini di Saman e il papà della 18enne. Tutti risultano iscritti come indagati nel fascicolo aperto in procura a Reggio Emilia dalla pm Laura Galli. Indagata anche la madre di Saman e un fratello, tutti dipendenti dell'azienda agricola di Bartoli: di tutti non si hanno più notizie. Sarebbero partiti per il Pakistan a inizio maggio a causa di improvvisi problemi famigliari da dover risolvere nel proprio paese di origine. Per riuscire a rintracciare la famiglia in Pakistan è stata coinvolta l’Interpol.
Saman si rivolge agli assistenti sociali per denunciare quelle nozze combinate
La storia di Saman inizia l’autunno scorso quando si rivolge agli assistenti sociali del comune di Novellara, nella Bassa reggiana, dove vive con la famiglia per raccontare di un matrimonio combinato organizzato dai suoi genitori per lei con un cugino connazionale. Ma a quelle nozze, già fissate in Pakistan per il 22 dicembre, con biglietti aerei acquistati il 17 dicembre, l'allora 17enne non vuole acconsentire e per questo gli assistenti sociali decidono di parlare con le forze dell'ordine. È così che si mette in moto una macchina volta a tutelare proprio la giovane Saman che per questo viene collocata in una struttura protetta. Dopo alcuni mesi Saman compie 18 anni e decide di tornare a casa forse per tentare di riappacificarsi con la famiglia dalla quale, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, si allontana nuovamente per alcune settimane raggiungendo il Nord Europa. Poi l'improvvisa scomparsa che i genitori non denunciano e infine la loro partenza per il Pakistan.
Intanto ieri si è tenuto un sit-in a Novellara, paese dove viveva Saman, organizzata dalla sindaca Elena Carletti, per far sì che le luci non si spengano su questa vicenda e per chiedere che la giovane venga ritrovata al più presto: "Nell’attesa che indagini e ricerche facciano chiarezza su questo dramma – scrive la sindaca – noi ci siamo e non arretriamo di un passo. Insieme e coesi, determinati a fare tutto il possibile affinché nessuna donna, nessuna persona, debba subire violenza". Saman si era rivolta proprio ai servizi social del suo comune per denunciare quelle nozze combinate alle quali non voleva cedere e per questo i suoi genitori erano stati denunciati dai carabinieri con l'accusa di costrizione o induzione al matrimonio. Ora la speranza che la sua si stata una fuga volontaria e che l'esito delle indagini la restituisca ancora in vita.