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Reggio Calabria, vaccinati dipendenti delle cucine e delle lavanderie dell’ospedale

“Stiamo vaccinando tutti i dipendenti, senza distinzione di ruolo”. Succede a Reggio Calabria, dove il Grande Ospedale Metropolitano ha portato a termine il primo ciclo di vaccinazioni decidendo di somministrarlo anche ai dipendenti di cucine e lavanderie.
A cura di Pasquale Zumbo
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1504. È il numero di vaccini somministrati presso il Grande Ospedale Metropolitano (G.O.M.) di Reggio Calabria che, di fatto, ha già concluso la prima campagna vaccinale che riprenderà il 27/28 gennaio per la seconda ed ultima dose. Una quota eccezionalmente elevata rispetto al risultato regionale che, al momento in cui scriviamo, è del 42,7% circa dei vaccini consegnati. Questo anche perché, andando oltre a quanto previsto dal Piano Vaccini, i vertici dell’Azienda hanno deciso di procedere alla vaccinazione di tutti i dipendenti, come confermato da un dipendente. “Stiamo vaccinando tutti i dipendenti, senza distinzione di ruolo. Tutti servizi, tra l’altro, che sono dentro l’azienda: lavanderia, cucina… perché stanno con noi”. Tra questi, anche Guardie Giurate, addetti alle pulizie, volontari e tirocinanti. Tutti.

Vaccinare tutti i dipendenti

Un qualcosa che, in qualche modo, era stato confermato anche dal Direttore Sanitario di Presidio, il dr. Antonino Verduci. «Abbiamo iniziato le vaccinazioni del personale sanitario, personale medico, infermieri, OSS, presso il centro di vaccinazione situato al centro della nostra Azienda. Puntiamo a vaccinare tutti i circa 1700/1800 dipendenti». In un primo momento, avevano aderito alla campagna circa 1300 dipendenti e, in corso d’opera, direttamente nel centro vaccini, altri 200 si sono sottoposti al vaccino. «Sono stato il secondo ad essere vaccinato – spiega il dr. Nuccio Macheda, direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione del GOM -, abbiamo aperto questa campagna vaccinale con l’obiettivo proprio di fungere da apri pista e da esempio verso gli altri, dimostrando che non ci sono effetti collaterali. L’obiettivo è quello di far vaccinare tutto il personale». Tutto il personale, appunto, non solo medici e paramedici.

Non esiste un Piano Vaccini ASP

Tutto questo è stato possibile perché l’Azienda Ospedaliera ha chiesto di “autogestirsi”, ovvero di provvedere in autonomia alla vaccinazione dei propri dipendenti. Totalmente diversa la situazione per l’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, come spiega Nuccio Azzarà, Segretario Provinciale UIL Reggio Calabria. «In Calabria, anche per la campagna vaccinazioni, c’è una disorganizzazione dilagante – esordisce Azzarà -. Attualmente, l’ASP di Reggio Calabria non ha predisposto un Piano Vaccinazioni. Non esiste un Piano che organizzi questa campagna vaccinale, che stabilisca quali siano i criteri, le urgenze, le priorità, quali siano gli ambiti all’interno dei quali vanno somministrati i vaccini. Soprattutto – prosegue -, non si stabilisce con quali uomini e con quali mezzi deve essere fatta questa campagna vaccinale». Secondo il Segretario reggino della UIL, è in atto una sorta di “fai da te”, tale da creare prassi differenti da un presidio all’altro. « Qualcuno deve chiedere conto ai responsabili ASP del perché la campagna vaccinale non è partita come avrebbe dovuto – tuona Azzarà -. Le conseguenze sono che a Locri fanno una cosa, a Polistena ne fanno un’altra, a Melito ne fanno un’altra ancora… ».

Siringhe inadeguate

Non basta. Perché tra i problemi riscontrati, vi è anche la mancanza dei mezzi idonei alla vaccinazione. « Non è possibile che vengano inviati i vaccini e non le siringhe adatte per poter aspirare le dosi – aggiunge -. Ogni flaconcino contiene 6 dosi e, attraverso le siringhe apposite, si possono aspirare effettivamente 6 dosi. Se, invece, si utilizzano le siringhe per insulina, il rischio è sprecarne una parte preziosissima».

Nessun monitoraggio, chi si vaccina?

Vi è di più. Infatti, è già stata avviata, dalla Procura della Repubblica, un'indagine sul mancato tracciamento dei tamponi a Reggio Calabria. «L’ASP non ha organizzato perfettamente il monitoraggio e la trasmissione dei dati – racconta il Segretario UIL -. I dati vanno inseriti in delle griglie informatiche e trasferiti al Ministero, ma mancando i criteri, mancando le indicazioni su quali sono le figure che dovrebbero essere sottoposte al vaccino – conclude polemicamente -, è chiaro che può succedere che si vaccini gente che, al momento, non dovrebbe averne diritto. Chi lo può escludere?».

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