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Reggio Calabria: bimbo di sei anni malmenato dai compagni di scuola, è grave

A Reggio Calabria, due bambini di 6 anni hanno picchiato un compagno di scuola. Il bambino è attualmente ricoverato al nosocomio regionale in gravi condizioni, sebbene sia fuori pericolo di vita.
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Un'escalation di soprusi ed episodi di violenza stanno portando sulle prime pagine della cronaca nazionale la Calabria; soltanto qualche giorno fa, infatti, avevamo dato notizia della tredicenne presa a sassate dal fidanzato poi ricoverata in gravi condizioni all'ospedale di Reggio Calabria. I fatti di oggi gettano nello sconcerto perchè i protagonisti della vicenda sono tre bambini di 6 anni.

Durante l'intervallo venerdì scorso 2 bambini di etnia rom si sono avventati su un terzo bambino prendendolo a calci e pugni. In particolare i colpi infertigli si sono concentrati alla pancia, particolare questo che avrebbe determinato una consistente emorragia interna.  Il bambino è stato quindi trasferito al nosocomio regionale dove è tuttora ricoverato in gravi condizioni, sebbene a detta dei medici non sia in pericolo di vita. Pare che l'emorragia non sia stata immediatamente successiva all'aggressione, anzi il giorno dopo la violenza, sabato scorso, il bambino si è tranquillamente recato a scuola e solo una volta a casa ha cominciato ad avvertire i dolori.

La scuola dov'è avvenuto il tragico avvenimento si troverebbe nella periferia Sud del capoluogo calabrese: una zona dove gli episodi di microcriminalità sono all'ordine del giorno. Sul territorio, inoltre, si registra anche una cospicua presenza di profughi rom. Sul caso sta indagando la procura della Repubblica dei minori di Reggio Calabria; dopo aver identificato i due bambini rei dell'aggressione gli inquirenti sono sulle tracce dei genitori. Ovviamente vista l'età, nonostante la gravità dell'accaduto non ci saranno ripercussioni di natura penale sui tre bambini. Ad ogni modo, daa la sede della violenza,  la scuola, un luogo che dovrebbe garantire sicurezza e tranquillità a ciascun bambino è inevitabile chiedersi, come nel caso del tredicenne napoletano molestato dai compagni di classe in gita, dove fosse chi doveva vigilare su questi bambini.

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