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Reggio Calabria, agguato nella casa dell’ex pentito di ‘ndrangheta: un morto e un ferito

La vittima, Domenico Polimeni, si trovava sul ballatoio della casa di Giuseppe Greco, boss di Calanna che per un periodo ha collaborato con la giustizia, quando un cecchino ha iniziato a sparare. L’uomo è morto sul colpo. Greco si trova ricoverato in gravissime condizioni, con ferite alla testa, al volto e al polmone.
A cura di C. T.
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ndrangheta In Emilia Romagna

La notte del 3 aprile a Calanna, nella periferia nord dell'hinterland di Reggio Calabria, un uomo di quarantotto anni è stato ucciso mentre si trovava sul ballatoio dell'ex pentito di ‘ndrangheta Giuseppe Greco. La vittima, Domenico Polimeni, era uscita un attimo fuori insieme al padrone di casa quando un cecchino ha sparato diversi colpi d'arma da fuoco. Successivamente il killer è fuggito in auto. Una vicina che aveva udito gli spari ha chiamato le forze dell'ordine e un'ambulanza, ma per Polimeni non c'è stato nulla da fare. Greco, invece, si trova ricoverato in gravissime condizioni, con ferite alla testa, al volto e al polmone. L'ex pentito è ritenuto il boss di Calanna, ed è coinvolto in diversi procedimenti penali per associazione mafiosa, traffico di droga ed altri reati. Condannato a quattro anni, aveva chiesto ai magistrati di collaborare.

In effetti negli anni le sue dichiarazioni sono state utili, tanto che il gip l'aveva definito "una ‘voce interna' alla locale criminalità organizzata". La sua collaborazione con la giustizia, però, si è interrotta lo scorso ottobre, quando, chiamato a deporre in aula nel processo che lo vede come imputato per traffico e spaccio di droga, ha comunicato ai giudici che non avrebbe più risposto alle domande, ripetendo più volte di "non volerne sapere niente". In quell'occasione Greco ha anche annunciato di rinunciare al sistema di protezione. L'ex pentito era qundi tornato nella sua casa in paese. Per gli inquirenti era lui l'obiettivo dell'agguato dell'altro ieri sera. "Il tentato omicidio di Greco va inserito in un quadro più ampio, che ha a che fare con gli episodi, anche di sangue, che stiamo registrando in città. A Reggio Calabria c’è un fermento criminale che non possiamo ignorare", ha commentato il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho, che ha ricordato che nel centro calabrese da mesi si è tornati a sparare e sempre più spesso.

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