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Omicidio Giulio Regeni

Perché sull’omicidio di Giulio Regeni l’Italia non avrà mai nessuna notizia dall’Egitto

Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio, in una nota hanno giudicato “fallimentare” l'”incontro virtuale” tra pubblici ministeri romani ed egiziani. “Chi sosteneva che la migliore strategia nei confronti degli egiziani per ottenere verità fosse quella della condiscendenza, chi pensava che fare affari, vendere armi e navi di guerra, stringere mani e guardare negli occhi gli interlocutori egiziani fosse funzionale ad ottenere collaborazione giudiziaria, oggi sa di aver fallito”.
A cura di Davide Falcioni
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"Chi sosteneva che la migliore strategia nei confronti degli egiziani per ottenere verità fosse quella della condiscendenza, chi pensava che fare affari, vendere armi e navi di guerra, stringere mani e guardare negli occhi gli interlocutori egiziani fosse funzionale ad ottenere collaborazione giudiziaria, oggi sa di aver fallito. Richiamare l'ambasciatore oggi è l'unica strada percorribile". A dirlo i genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio e l'avvocato Alessandra Ballerini in una nota, giudicando "fallimentare" l'"incontro virtuale" tra pubblici ministeri romani ed egiziani. "A leggere il comunicato della procura di Roma – dichiara la famiglia del ricercatore ucciso a Il Cairo – è evidente che l'incontro virtuale di oggi con la procura egiziana e' stato fallimentare". "Gli egiziani non hanno fornito una sola risposta alla rogatoria italiana sebbene siano passati ormai 14 mesi dalle richieste dei nostri magistrati, e addirittura si sono permessi di formulare istanze investigative sull'attività di Giulio in Egitto. Istanze che oggi, dopo quattro anni e mezzo dalla sua uccisione, senza che nessuna indagine sugli assassini e sui loro mandanti sia stata seriamente svolta al Cairo, suona offensiva e provocatoria". Dal canto loro gli inquirenti della Procura di Roma hanno chiesto di "mettere a fuoco il ruolo di altri soggetti della National Security che risultano in stretti rapporti con gli attuali cinque indagati".

Palazzotto: "Non abbiamo motivi per essere fiduciosi"

La tanto invocata collaborazione tra la Procura di Roma e i magistrati de Il Cairo continua a non portare nessun risultato apprezzabile. Ad ammetterlo anche Erasmo Palazzotto, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni a Rai Radio1 all'interno nel programma In Vivavoce: "Non abbiamo motivo di essere fiduciosi perché fino ad ora da parte egiziana sono arrivati soltanto tentativi di depistaggio e di coprire la verità. Inoltre, le ultime notizie, della consegna degli oggetti che appartenevano a Giulio Regeni, che poi in realtà erano oggetti di uno dei tentativi di depistaggio, ci dice che da parte egiziana non arrivano segnali positivi. Per cui anche noi non siamo molto fiduciosi. Però speriamo che si possa ottenere qualcosa e che si possano fare passi in avanti. Da questo punto di vista noi siamo a supporto dell'attività della magistratura che è l'autorità che oggi deve accertare la verità e soprattutto fare giustizia"."Non c'è – prosegue – solo il diritto, da parte della famiglia Regeni ad ottenere giustizia. Ci sono anche la dignità e la credibilità internazionale del nostro Paese che sono in gioco. L'Italia non può essere un paese che non protegge la vita dei propri cittadini e soprattutto non ottiene giustizia quando uno dei propri cittadini viene ucciso barbaramente dagli apparati di un altro Stato". Fonti del ministero degli Esteri, invece, esprimono "forte delusione per l'esito dell'incontro tra le due procure. Esigiamo un cambio di passo. La Farnesina, dopo l'incontro di oggi, trarrà le sue valutazioni".

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