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Omicidio Giulio Regeni

Regeni, Egitto respinge l’indagine italiana sugli 007 e solleva dubbi sul visto turistico di Giulio

La procura d’Egitto ha respinto la richiesta dei pm italiani di inserire alcuni agenti dei servizi segreti egiziani nella lista degli indagati per il rapimento e l’uccisione di Giulio Regeni e chiede spiegazioni sul visto con cui il ricercatore è entrato nel Paese. Lo riferisce l’agenzia di stampa egiziana Mena.
A cura di Susanna Picone
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Gli inquirenti egiziani avrebbero respinto la decisione dei colleghi italiani di iscrivere nel registro degli indagati sette agenti dei servizi egiziani, presentata durante l'ultimo incontro al Cairo, in relazione al rapimento e all’omicidio del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni. È quanto riferisce una fonte giudiziaria egiziana all'agenzia Mena. Secondo i magistrati egiziani non ci sarebbero “abbastanza prove per indagare le persone indicate” dai pm italiani e inoltre un’analoga richiesta era stata presentata già nel dicembre dello scorso anno, ma era stata rifiutata perché a quanto emerso nella legge egiziana “non esiste” il registro degli indagati. La stessa fonte sottolinea come l'attività di sorveglianza degli agenti rientri nei loro compiti. Non sarebbe dunque sufficiente il fatto che le persone indicate dalla Procura di Roma pedinassero Giulio prima del suo omicidio perché questo, secondo l’Egitto, rientrerebbe appunto nel loro lavoro.

La richiesta all’Italia di indagare sul visto turistico di Giulio Regeni – Intanto, secondo quanto riferito da una fonte giudiziaria egiziana all’agenzia Mena, gli inquirenti egiziani avrebbero chiesto ai colleghi italiani informazioni sul visto turistico di Giulio Regeni. Gli inquirenti chiedono cioè di indagare sul perché il ricercatore fosse entrato in Egitto con un visto turistico, e non con un visto per studenti, nonostante avesse in programma di condurre una ricerca accademica. Secondo l'agenzia Mena, i pm italiani avrebbero dato disponibilità a lavorare anche su questa pista e a fornire le risposte richieste.

La mossa della procura di Roma – Nei giorni scorsi, dopo l'incontro al Cairo tra gli inquirenti italiani e quelli egiziani, la Procura di Roma ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati sette agenti dei servizi segreti egiziani. Nei loro confronti i pm contestano il reato di sequestro di persona. Il coinvolgimento degli agenti è legato anche all'analisi dei tabulati telefonici da cui risulta che il giovane ricercatore italiano era pedinato e controllato almeno fino al 25 gennaio del 2016, giorno della sua scomparsa. Intanto, il presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato che Montecitorio “sospenderà ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano, fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e un processo che sia risolutivo". Sul caso Regeni è intervenuta anche la Farnesina: “Richiameremo l'Egitto a rinnovare con determinazione l'impegno di raggiungere risultati concreti".

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