Ravenna, prostituta uccisa con due coltelli lasciati nel cuore. Svolta dopo 30 anni: c’è un indagato

Dopo quasi trent’anni di mistero e piste investigative finite nel nulla, c’è finalmente un sospettato per l’omicidio di Iolanda Castillo, una prostituta di 34 anni, originaria della Repubblica Dominicana, brutalmente assassinata tra il 2 e il 5 maggio del 1996 in un appartamento di Lido di Savio, sulla costa ravennate.
A finire sotto indagine è un 62enne di origine brasiliana, attualmente ricercato e indagato per omicidio aggravato da sevizie e crudeltà. Secondo la Procura di Ravenna, l’uomo sarebbe stato legato a Iolanda nell’ambiente della prostituzione e avrebbe deciso di ucciderla per punirla dopo la sua fuga dall'Umbria verso la Riviera romagnola. Tuttavia, al momento il sospettato risulta irreperibile, tanto che il giudice Andrea Galanti, su richiesta di rinvio a giudizio, ha sospeso le udienze e disposto la ricerca a oltranza del fuggitivo.
La morte brutale della ‘Dea dell'amore': un caso rimasto irrisolto per anni
Iolanda Castillo era arrivata in Italia da meno di un anno con un permesso di soggiorno come collaboratrice domestica. Dopo un breve periodo in Umbria, si era trasferita a marzo del 1996 a Lido di Savio, dove aveva iniziato a prostituirsi. Si faceva chiamare la ‘Dea dell'amore' negli annunci sui giornali. Il suo corpo venne trovato il 5 maggio dai carabinieri, allertati dalla donna che la ospitava nell’appartamento e che, non ricevendo più risposte al telefono, si era preoccupata.
La scena del crimine era agghiacciante: Iolanda era stesa supina sul letto, completamente nuda, con le braccia e le gambe legate con la cintura di una vestaglia. Il suo corpo era segnato da percosse e numerose coltellate, segno di una ferocia inaudita. Ma l’orrore non finiva qui: il suo assassino le aveva tappato la bocca con uno slip da uomo e, prima di andarsene, aveva conficcato due coltelli nel suo cuore, quasi come una macabra firma.
Le indagini dell’epoca avevano esplorato numerose piste, indagando su clienti abituali, rancori personali e perfino sulla possibile presenza di un serial killer di prostitute. Tra i sospettati era finito anche l’attuale indagato, il 62enne brasiliano, la cui posizione era stata però archiviata nel 2006 per insufficienza di prove.
La svolta investigativa sull'omicidio di Lido di Savio dopo 24 anni
Il caso è rimasto però senza soluzione per anni. Fino a quando, nell’ottobre 2020, un nuovo elemento ha riacceso i riflettori sull'omicidio: grazie alle moderne tecnologie di analisi forense, i Ris hanno rilevato un’impronta digitale sulla scena del crimine e l’hanno confrontata con le impronte contenute nel database Afis. Il risultato? Diciassette punti di convergenza con quelle del sospettato brasiliano.

A confermare la pista, si sono aggiunte le dichiarazioni di una persona vicina all’uomo, oltre all’analisi dei tabulati telefonici e alla ricostruzione dei rapporti tra la vittima e il 62enne. Il quadro accusatorio della Pm Monica Gargiulo si è fatto sempre più solido, ma c’è un problema tecnico che sta rallentando il procedimento: nel 2002, in occasione di un arresto per droga, l’impronta dell’uomo era stata rilevata in modo scorretto, impedendo un confronto definitivo.
Per superare questo ostacolo, le autorità italiane hanno richiesto la collaborazione del Brasile, sia per ottenere nuove impronte digitali dell’indagato sia per procedere a un confronto del DNA. Ma c’è un’altra difficoltà: del sospettato non si ha più traccia. L’uomo sembra essersi dileguato nel nulla, rendendo ancora più complesso l’iter giudiziario.
L'indagine della Procura di Ravenna continua senza sosta
Nonostante gli ostacoli, la Procura di Ravenna non ha intenzione di arrendersi. La sospensione delle udienze non significa archiviazione, ma anzi sottolinea la volontà degli inquirenti di proseguire nella ricerca del sospettato e ottenere finalmente giustizia per Iolanda Castillo.
Dopo quasi tre decenni di mistero, la speranza è che questo caso possa trovare finalmente la sua verità e che l’assassino di Iolanda venga assicurato alla giustizia.