Ravenna, lavoratori del porto rifiutano di imbarcare armi per Israele: “Stop alla guerra a Gaza”
I portuali italiani contro la guerra a Gaza. I lavoratori del porto di Ravenna oggi hanno minacciato di bloccare le operazioni nello scalo romagnolo avvertendo che non caricheranno armi sulle navi per Israele. Lo hanno annunciano sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil e i loro rappresentanti della categoria dei trasporti, Filt, Fit e Uiltrasporti. I rappresentanti dei lavoratori del Poto di Ravenna spiegano di essere venuti a conoscenza che nei prossimi giorni una nave ormeggerà al porto di Ravenna per imbarcare alcuni container contenenti materiali bellici non meglio identificati diretti in Israele. Per questo "i lavoratori del porto di Ravenna si rifiuteranno di caricare armi, esplosivi o altro materiale bellico che possano alimentare il conflitto tra Israele e Hamas" sottolineano i sindacati.
Se la nave si presentasse le organizzazioni sindacali di categorie dichiareranno sciopero impedendo l'operazione. I lavoratori del Terminal di carico e della Cooperativa Portuale non solo incroceranno le braccia ma impediranno il carico con uno sciopero sul posto. "I lavoratori si rifiuteranno di essere complici nell’alimentare una guerra che sta mietendo soprattutto vittime civili in quel tremendo teatro di guerra" spiegano in un nota le organizzazioni sindacali di categoria, sottolineando che "la possibilità che il carico sia destinato ad alimentare il conflitto che in questi giorni sta infiammando il Medio Oriente è altissima".
"Cgil, Cisl e Uil e le categorie Filt, Fit e Uiltrasporti si schierano contro l’uso della guerra come strumento per dirimere i conflitti e sollecitano il governo italiano, la comunità internazionale e l’Onu a intervenire urgentemente per imporre il cessate il fuoco tra le parti in guerra" scrivono i sindacati, aggiungendo: "Il mondo del lavoro e i lavoratori del porto di Ravenna vogliono contribuire con questo atto concreto alla ricerca di una soluzione al conflitto che crei le condizioni per la pace tra i popoli israeliano e palestinese e per il loro diritto a vivere pacificamente in un proprio stato libero e indipendente, mettendo fine ad una guerra che da decenni ha mietuto decine di migliaia di vittime innocenti".
Nei giorni scorsi anche l’ambasciatrice palestinese in Italia Abeer Odeh aveva riferito a Fanpage.it che “L’Italia vende a Israele le armicon cui ci massacrano”. "Negli ultimi anni l'Italia, come molti altri paesi del mondo, ha venduto a Israele armi, bombe, missili, aerei e elicotteri da guerra. Ogni arma venduta a Israele è un'arma fornita a una forza di occupazione e impiegata per uccidere palestinesi: lo dimostrano i fatti di questi giorni ed è impossibile sostenere il contrario" ha spiegato l'ambasciatrice dello Stato di Palestina