Ravanusa, silenzio e lacrime ai funerali delle vittime dell’esplosione: “Figli di questa Italia”
I riflettori si dileguano come i palloncini bianchi e azzurri al passaggio della bara di Selene Pagliarello. Dopo i funerali di Stato per le nove vittime dell'esplosione a Ravanusa non si muove una foglia. Il silenzio torna ad avvolgere il paese intero che, sempre in silenzio, ha vissuto i funerali dei suoi concittadini. Gli applausi soltanto alla fine della celebrazione: all'inizio, quando le nove bare sfilano all'entrata di piazza Primo Maggio, di fronte alla Chiesa Madre della cittadina dell'Agrigentino, l'unico suono sono i singhiozzi dei parenti di chi sotto le macerie di via Trilussa ha perso la vita. Accanto ai parenti ci sono il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, il presidente della Regione Nello Musumeci, il capo della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio. Dal pulpito parla l'arcivescovo metropolita di Agrigento, Alessandro Damiamo: "Si è fatto buio", cita dal vangelo.
A Ravanusa e in tutta la Sicilia si è fatto buio sabato 11 dicembre, alle 20.45, quando un'esplosione dovuta a una fuga di gas da un metanodotto ha causato il crollo, totale o parziale, di otto palazzine e la morte prematura di nove persone. Anche se qualcuno dice dieci: c'è anche Samuele, che sarebbe dovuto nascere mercoledì scorso, e che Selene portava in grembo quando è andata a trovare i genitori del marito Giuseppe Carmina. Si erano sposati ad aprile, dopo avere dovuto rimandare le nozze per colpa della pandemia. Il fratello di Selene sorregge la madre: il volto di lei è trasfigurato dal dolore. "Si è fatto buio nella vita di questa comunità – prosegue monsignor Damiano – che ha scoperto che di poggiarsi su un sottosuolo che si è dimostrato compromesso e dentro a strutture che si sono rivelate precarie".
L'arcivescovo dà voce alla rabbia e alla commozione di un'intera comunità. Spaventata perché è dentro casa che Pietro Carmina, Carmela Scibetta, Calogero Carmina, Liliana Minacori, Giuseppe Carmina, Angelo Carmina, Enza Zagarrio, Giuseppe Carmina e Selene Pagliarello si trovavano quando sono stati travolti dall'esplosione. "Una deflagrazione, un crollo del quale ci auguriamo che vengano accertate le responsabilità – dice il sindaco Carmelo D'Angelo al termine dei funerali – Ma che ha cambiato per sempre la vita della nostra comunità. Noi non lo dimenticheremo". Poi il monito: alle istituzioni, allo Stato. "Non dimentichiamo che siamo figli di questa patria e che siamo figli di questa Italia", aggiunge il primo cittadino. "Alle decine di sfollati, che per il momento hanno trovato alloggio da amici e parenti, dobbiamo dare un sostegno. Noi lo stiamo facendo". E poi, rivolgendosi a Giovannini e a Musumeci, ministro del governo nazionale e governatore regionale, D'Angelo aggiunge: "Senza tentennamenti, a queste persone dobbiamo dare un tetto e una casa". Gli sfollati sono più di un centinaio e il primo cittadino di un Comune di diecimila abitanti non può risolvere un problema così grande da solo.
Piangono tutti, a Ravanusa. Vengono anche dai paesi di vicini, Campobello di Licata e Riesi, per l'ultimo saluto alle vittime della tragedia. Ci sono i sindaci dell'Agrigentino, stretti intorno al collega. E poi ci sono i vigili del fuoco, ringraziati dal pulpito, i carabinieri, la Croce rossa. C'è tutta la macchina dei soccorsi che per 72 ore ha lavorato senza sosta, scavando anche a mani nude, per ridare alle famiglie i corpi dei cari rimasti vittime della fuga di gas. Dopo il ritrovamento dell'ultimo corpo, per la cosiddetta "zona rossa" la procura di Agrigento ha disposto il sequestro. Non si entra più, perché le indagini dei magistrati devono accertare la verità. Già domani potrebbero arrivare i primi avvisi di garanzia: alcuni accertamenti irripetibili devono essere eseguiti alla presenza, anche, dei periti delle parti. Il giorno dopo il cordoglio, è il momento dell'inchiesta.