Ravanusa, la storia di Samuele: il bimbo morto nel grembo della mamma, sarebbe dovuto nascere oggi
Si doveva chiamare Samuele il bambino che Selene portava in grembo. Il corpo della donna è stato trovato senza vita ieri mattina, sul divano acconto a quello del marito Giuseppe e al suocero, sotto le macerie della palazzina crollata a Ravanusa, in Sicilia, a seguito dell'esplosione provocata dal gas del metanodotto. Il bambino sarebbe dovuto nascere proprio oggi, 14 dicembre, un parto cesareo programmato all’ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento dove la mamma lavorava come infermiera. Entrambi i coniugi erano residenti a Campobello.
Una gravidanza tanto desiderata quanto travagliata quella del piccolo Samuele. Ma il nascituro, a quattro giorni dal traguardo del venire al mondo, è morto nel grembo della madre sepolta dalle macerie della palazzina di Ravanusa dove era andata a trovare i suoceri assieme al marito Giuseppe Carmina. A confermare il nome del piccolo è stato il parroco di Ravanusa, don Filippo Barbera, il quale ha parlato di “una famiglia annientata”.
Non la conoscevo personalmente, abitavano a Campobello e io sono qui da due anni – dice l'uomo di chiesa – Certo, è una vita stroncata sul nascere, Selene doveva partorire tra pochi giorni il piccolo Samuele: è una famiglia annientata. Dobbiamo continuare a pregare e a sperare".
Ieri sono stati quattro i cadaveri senza vita trovati (quello di Selene, del marito Giuseppe e dei suoceri della donna, Angelo ed Enza), che si sono aggiunti ai tre del giorno precedente. Mancano i due dispersi. Tra i corpi c'è anche quello di Carmela Scibetta, dirigente del Comune di Ravanusa. È la moglie di Pietro Carmina, che era docente di storia e filosofia al liceo classico di Canicattì, dove era stato anche vicepreside. L'anno scorso si era salvato miracolosamente dal Covid. L'altro corpo trovato è quello di Calogera Gioachina "Liliana" Minacori, 59 anni.