Rasi (ex Ema): “Difficile raggiungere l’immunità di gregge a ottobre, incognita vaccini e varianti”
L'approvazione da parte di Ema del vaccino messo a punto da AstraZeneca e Università di Oxford è una buona notizia, ma raggiungere l'immunità di gregge entro il prossimo mese di ottobre, come auspicato dal Commissario straordinario per l'emergenza Covid in Italia, Domenico Arcuri, "è molto difficile". Ne è convinto Guido Rasi, docente di Microbiologia all'università Tor Vergata di Roma ed ex direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco, che a Fanpage.it ha fatto il punto della situazione vaccini nel nostro Paese e nell'Ue, all'indomani del via libera dell'ente regolatore comunitario al terzo vaccino contro il Covid-19, dopo quelli di Pfizer e Moderna.
Dott. Rasi, cosa significa questo per l'Europa?
Avere una serie di opzioni aumenta notevolmente l'efficienza della campagna vaccinale, oltre al fatto che se qualcuno è allergico ad un tipo di siero può contare su altre scelte, anche se da questo punto di vista pare che non ci siano stati problemi. L'approvazione del vaccino di AstraZeneca, dopo quello Pfizer e Moderna, è sicuramente una buona notizia".
Quali sono le differenze maggiori con gli altri due composti?
Il vaccino di AstraZeneca è più tradizionale, leggermente inferiore rispetto agli altri due che sono più efficienti grazie alle nuove tecnologie sviluppate, ma non c'è dubbio che sia uno dei migliori. C'è un problema relativo agli studi sulle fasce d'età, per cui sappiamo che è altamente efficace fino ai 55 anni d'età. Ciò significa, però, che si può ugualmente usare anche sugli anziani. Si tratta di uno strumento diverso, per cui come tendenza direi di destinare i primi due sieri, Pfizer e Moderna, alla popolazione più a rischio e in avanti con l'età, utilizzando il vaccino di AstraZeneca per i più giovani".
A breve dovrebbe arrivare anche l'ok dell'Aifa. Pensa che ci saranno raccomandazioni in tal senso?
L'Aifa può solo confermare il parere del regolatore centrale, ratificandolo. Al massimo il Ministero della Salute potrebbe intervenire raccomandando ufficialmente del vaccino AstraZeneca per i soggetti al di sotto dei 55 anni d'età.
Considerando i tagli alle consegne che le aziende farmaceutiche hanno già annunciato, secondo lei si riuscirà a raggiungere l'obiettivo dell'immunità di gregge a ottobre, così come previsto dal commissario Arcuri?
Credo che sarà molto difficile. Già a settembre noi lanciammo un campanello d'allarme ai governi che si accingevano a preparare i piani vaccinali. Le campagne di vaccinazione avrebbero dovuto essere più flessibili e considerare scenari diversi. Questa è la prima volta nella storia che si avvia una produzione universale e contemporanea di vaccini, per cui era quasi scontato che si verificassero degli intoppi, che potrebbero succedere ancora. La buona notizia è che per fine aprile dovremmo poter contare anche sul vaccino di Johnson & Johnson, che prevede addirittura una sola dose. La produzione mondiale sta accelerando e ora si sta cercando di aumentare la capacità. Già Novartis e Sanofi hanno detto che aiuteranno a produrre i vaccini di altre case farmaceutiche. L'auspicio è che si verifichino sempre più riconversioni di altri produttori per potenziare la produzione locale di vaccini. Inoltre, oltre al problema dei ritardi delle consegne di dosi, che riguardano aspetti più che altro economici e negoziali, non bisogna sottovalutare l'incognita rappresentata dalle varianti.
Per soddisfare il fabbisogno europeo, l'Ema potrebbe prendere in considerazione anche il vaccino russo e quello cinese?
Entrambe le opzioni sono valide ma devono ottemperare agli standard europei. Al momento non abbiamo molti dati, che devono essere in ogni caso verificati. Quello russo è verosimile che arrivi anche in Europa, anche se ha già incontrato i primi problemi di produzione tanto che ha chiesto aiuto alla Germania".