Rapporto Coop 2024, consumi tornano a livelli pre pandemia ma la parola d’ordine degli italiani è risparmio
Un Paese preoccupato dallo scenario internazionale, in ansia per l’emergenza ambientale e affaticato dalla quotidianità e per questo sempre più inquieto. Dove si riduce la quota di chi guarda con fiducia al futuro, che scende di 4 punti in due anni e aumenta il timore (+11 punti percentuali su 2022). E col 55% degli italiani alle prese con una vita ben diversa da quella attesa, spesso peggiore (44% del campione).
È stata presentata l’anteprima digitale del “Rapporto Coop 2024 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani” redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto d’analisi di NielsenIQ e i contributi originali di Circana, GS1-Osservatorio Immagino, CSO Servizi, GfK, Mediobanca Ufficio Studi, Campo Ricerca-Scomodo.
La guerra non rappresenta più una eventualità remota ma sempre più una ipotesi concreta (un italiano su 3 si dice preoccupato per le tensioni internazionali, la maggioranza si dice favorevole alla reintroduzione della leva militare obbligatoria e il 65% ritiene necessario intervenire in un conflitto nel caso l’adesione alla Nato lo richiedesse), le democrazie appaiono sempre più in bilico e la loro difesa una evidente necessità in un 2024 che vede metà della popolazione mondiale al voto. Questo in corso è l’anno in cui hanno votato o voteranno i cittadini di 76 Paesi, tra i maggiori del mondo (a partire dagli Usa), ma mai come ora la democrazia non può darsi per scontata.
E ancora: preoccupa sempre più il tema del cambiamento climatico. Se è vero infatti che le conseguenze del climate change si scaricheranno soprattutto sul sud del mondo, l’Italia ne subirà i maggiori effetti in Europa come teme il 55% dei manager intervistati nella survey “Looking Forward”. Il 37% degli intervistati vede tra i principali rischi del surriscaldamento del Pianeta anche la difficoltà di approvvigionamento di materie prime. E proprio la sua posizione espone l’Italia ai maggiori flussi migratori che verranno dal continente africano, protagonista nei prossimi trent’anni di una eccezionale crescita demografica.
In ambito economico le traiettorie sono sempre più divergenti. Scampato il pericolo della stagflazione, il Pil globale va meglio di quanto previsto (+3,2% le ultime previsioni sulla crescita) l’India si affianca alla Cina come locomotiva del mondo e l’Italia non è più l’ultima d’Europa: +0,9% la previsione Pil Ue a fine 2024 a fronte di una previsione pari a +0,7% del Pil del nostro Paese.
Un piccolo miglioramento macroeconomico che trova riscontro nel quotidiano degli italiani, ma non è sufficiente a tranquillizzarli. Seppur in modo diseguale, il potere d’acquisto ha recuperato i livelli pre-pandemia e sono diminuiti gli italiani che hanno vissuto situazioni di disagio importanti (l’ammettevano 20 milioni di persone nel 2022 a fronte dei 12 milioni di oggi). Ma questo succede non senza sacrifici. Questa faticosa tenuta del proprio tenore di vita si deve ad esempio a un overworking che ha già costretto gli italiani nel 2023, per ottenere redditi reali di poco superiori a quelli di 5 anni fa, a un surplus di ore lavorate (un miliardo e mezzo di ore in più). A precisa domanda il 75% degli intervistati non esita a dichiararsi insoddisfatto in primo luogo della propria retribuzione.
Si parla di risparmio, di gran lunga il primo criterio di scelta negli acquisti (lo dice il 75% del campione), di una vita a basso impatto dove l’essenziale diventa centrale, dove il superfluo viene ridotto e dove si fa largo un ripensamento significativo della propria identità affidata più alla dimensione personale che a quella economica e al valore segnaletico ed edonistico dei consumi. Sopravvive e anzi si rafforza, la propensione al benessere personale e a un vero e proprio culto del corpo.
Sono inevitabili le ripercussioni sui comportamenti alimentari, con gli italiani più attenti a una alimentazione sana rispetto al resto degli europei. E sempre gli italiani sono anche gli unici, almeno a parole, a dirsi disposti a pagare di più per avere prodotti salutari. Se un italiano su 3 privilegia ancora la dieta mediterranea, si affermano le diete ricche di proteine non animali e la riscossa salutista non lascia a casa nemmeno il biologico. Nuove sensibilità che trovano una chiara avanguardia anche nell’approccio che le generazioni più giovani hanno nei confronti del cibo: al pragmatismo nella ricerca del prezzo più basso si affiancano alternative più rispettose dell’ambiente. Sul versante dei comportamenti di acquisto, i prodotti a marchio del distributore (Mdd) e i discount continuano a rappresentare i migliori interpreti di questa nuova “saggezza” dei consumi.
“Lo scenario delineato dal Rapporto Coop 2024 si introduce in un contesto straordinariamente complesso e in fondo atteso, viste le varie ragioni di tensione che affrontiamo quotidianamente, con alcuni dati più sorprendenti che confortano l’operato di Coop e le tendenze intraprese negli ultimi anni”, è il commento di Maura Latini, Presidente Coop Italia.
“Più in generale i dati che mostrano uno stop alla caduta dei volumi del largo consumo sono senz’altro positivi, ma lo scenario dei consumi rimane ancora debole e caratterizzato da una grande “volatilità”. Se da una parte il quadro inflattivo sembra assestarsi, dall’altra si dovrà tenere conto del fatto che i prezzi, anche se stabilizzati, sono di fatto del 20% superiori a quelli del 2021”, dichiara Domenico Brisigotti, Direttore Generale Coop Italia.
“Il Rapporto Coop conferma la grande preoccupazione degli italiani per lo scenario internazionale e per le guerre in corso, mentre sul piano interno vengono percepiti alcuni miglioramenti della situazione economica e delle prospettive del Paese. Un Paese a due velocità dove comunque permangono ampie sacche di difficoltà”, conclude infine Marco Pedroni, Presidente Ancc-Coop. A questo proposito, spiega Pedroni, nel corso di quest’anno le cooperative di consumatori hanno rinnovato il contratto nazionale di lavoro che interessa oltre 60.000 dipendenti ed è ripartita la carta “Dedicata a te” rivolta a famiglie maggiormente in difficoltà promossa dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf). “Chiediamo al Governo e alle istituzioni di fare di più per i redditi e i consumi della parte più in difficoltà degli italiani e di concludere finalmente quella giusta riforma dei buoni pasto che sottrae molte risorse alle imprese e ai consumatori finali”, conclude.