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Rapina di Posillipo, parla la ragazza

Dopo aver rubato l’iPhone volevano anche l’auto. Da lì un inseguimento che ha portato alla morte di due dei quattro rapinatori. Le dinamiche, tuttavia, sono ancora da chiarire.
A cura di Danilo Massa
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La dinamica dell'incidente di Posillipo che ha portato alla morte di due rapinatori nella notte tra venerdì e sabato presenta ancora molti lati oscuri su cui fare luce. E' opportuno in primo luogo chiarire la presenza o meno dell'intenzionalità che ha portato l'automobilista della Smart a speronare lo scooter su cui viaggiavano Alessandro Riccio ed Emanuele Scarallo, nonché la minaccia che questi hanno rappresentato per l'automobilista, dopo aver rubato l'iPhone. Smartphone che, per giunta, al momento non è tra gli indumenti delle due vittime e che potrebbe essere tra gli oggetti che gli altri due banditi hanno portato con sé.

Punti oscuri su cui sono chiamati a riferire il giovane 29enne della Smart e la fidanzata che gli sedeva accanto. E' proprio lei, come rivela Il Mattino di Napoli, a ricostruire i momenti prima dell'inseguimento: "Sono stata io a riconoscere il ragazzo con la felpa bianca che aveva collaborato alla rapina del mio iPhone. Ho gridato E' lui, è lui. Poi mi sono nascosta sotto il sediolino". Dichiarazioni a parte, gli inquirenti hanno esaminato – e probabilmente esamineranno ancora per molto tempo – le registrazioni dei sistemi di sicurezza degli esercizi locali. Ma la chiave di volta potrebbe essere nel riconoscimento degli altri due banditi che, iniziato l'inseguimento, si sono dati alla fuga e hanno fatto perdere le proprie tracce.

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