Ramadan, dentro la Moschea di Torino: “Qui preghiamo ed educhiamo alla cittadinanza attiva”
Said Ait El Jide è un uomo gentile e sua moglie gli dice sempre che il kaftan azzurro, la tunica che indossa durante le funzioni religiose, è quello che gli sta meglio. Da quasi vent'anni è l'Imam della Moschea Taiba, al centro del quartiere Aurora, costituita nel 2006 sotto l'egida dell'Associazione Islamica delle Alpi e che funge da punto di riferimento per i tantissimi fedeli musulmani che risiedono in questa zona.
"Aurora è un quartiere difficile – spiega l'Imam Said – in cui ci sono problemi di integrazione, problemi di ghettizzazione, problemi di delinquenza. Per questo la Moschea non è soltanto un luogo di culto e di adorazione, ma anche un luogo di incontro che ha una funzione sociale educativa a servizio di tutta la città di Torino".
Durante il Ramadan, cominciato la sera del 22 marzo e che si concluderà la sera del 20 aprile, ai fedeli musulmani "viene fatto divieto di consumare cibo, acqua, di fumare sigarette e di astenersi dai rapporti intimi – racconta l'Imam – ma questo è soltanto il primo livello. Il secondo livello è quello di purificare i 5 sensi dalla negatività e dai cattivi sentimenti e in ultimo, il livello del vero devoto, di purificarsi totalmente dal male e dalle cattive azioni. Il Ramadan è il mese più sacro di tutti, il significato della parola è ‘calore cocente', ed è il periodo dell'anno, il nono mese del calendario islamico, in cui si ricorda di quando, nel 610 dopo cristo, l'Arcangelo Gabriele apparve a Maometto per rivelargli il Corano, il testo sacro dell'Islam, 114 capitoli che i fedeli musulmani considerano la parola diretta di Dio, Allah".
I pasti sono un momento sociale fondamentale durante il Ramadan e solitamente si consumano insieme. C'è il Muhoor, che è il pasto del mattino prima dell'alba, che precede la prima preghiera ed è solitamente consumato in famiglia, e l'Iftar, la rottura del digiuno serale dopo il tramonto, un pasto più comunitario.
"Le attività della Moschea e delle associazioni collegate – spiega Brahim Baya, Associazione Islamica delle Alpi – sono un presidio per il territorio. Nel mese del Ramadan la Moschea organizza ogni sera l'Iftar, la rottura del digiuno serale, offrendo un pasto in Moschea a 360 persone. È in moschea che i migranti di fresco arrivo possono trovare informazioni, notizie su come affittare un luogo in cui stare, un lavoro, aiuto per le prime necessità. L'immigrazione qui non è un'emergenza ma una realtà costante da molti anni".
A fianco alla Moschea nel 2022 è stato inaugurato Yalla Aurora, un centro di protagonismo per i giovani del territorio di fede islamica, ma aperto a tutti. Qui vengono organizzati incontri, presentazioni, è aperto uno sportello sociale per dare informazioni sui servizi della città a chi ne ha bisogno e che colma il gap linguistico di chi ancora non parla l'italiano. Per tre volte alla settimana i bambini delle elementari e medie vengono qui, Yalla Aurora è a fianco alla Moschea Taiba, per fare il doposcuola, per farsi aiutare nei compiti, così come le sale sono a disposizione per studenti di livello più elevato. C'è anche una sala giochi: "La sala più ambita – racconta Brahim – qui abbiamo anche un televisore per guardare insieme le partite del Marocco, che ci sta dando molte soddisfazioni".
"Siamo sia Italiani che Marocchini – spiega Fatima Omari, una dei giovani che animano il centro Yalla Aurora – a volte siamo più Marocchini che Italiani, a volte più Italiani che Marocchini. Penso che questa nostra doppia identità sia un una ricchezza per noi". Fatima ha guidato un incontro di approfondimento sull'Islam tra i giovani che gravitano intorno a Yalla Aurora e l'Imam Said.
Said Ait El Jide, quando è arrivato dal Marocco nel 2004, è venuto in Italia per cercare "una vita migliore dal punto di vista economico", ma non si aspettava che sarebbe stato nominato Imam di una Moschea a Torino. "In Marocco – racconta – gli Imam vengono nominati dallo Stato. Qui in Italia, ma anche in Europa, i musulmani non sono la maggioranza della popolazione, così gli Imam vengono nominati dalle comunità dei fedeli. Io sono stato nominato per la mia conoscenza del Corano, che ho imparato a memoria all'età di 12 anni. Adesso tengo i miei sermoni sia in arabo che in italiano".