Ragusa, ferma una ragazza con una scusa e la violenta per ore: era già stato arrestato per stupro
Si chiama Sergio Palumbo, ha 26 anni, due figli ed è residente a Vittoria l'uomo che lo scorso 2 settembre ha fermato di notte a Ragusa una ragazza con la scusa di farsi aiutare perché sua "moglie stava male" e l'ha poi sequestrata e violentata per ore. L'uomo è stato fermato grazie alla testimonianza resa dalla vittima e dalle immagini riprese da una telecamera a circuito chiuso dove si è consumato lo stupro. Per altro, si tratterebbe di un recidivo. Non era infatti la prima volta che prendeva di mira una donna e l'aggrediva. Già nel 2018, infatti, era stato condannato proprio per stupro e rapina a quattro anni e otto mesi ed era attualmente sottoposto ad obbligo di dimora. Stando ad una prima ricostruzione dei fatti, fornita dagli inquirenti, Sergio avrebbe litigato con la moglie e, dopo aver fatto uso di cocaina, sarebbe sceso in strada e fermato la sua vittima simulando una richiesta di aiuto.
Era il 2 settembre scorso: intorno alle 2 di notte, il 26enne chiede aiuto alla donna di 30 anni, che aveva appena finito di festeggiare il compleanno con alcuni amici, perché "sua moglie ha avuto un malore". Lei gli crede, lui sembra disperato, chiede di chiamare un'ambulanza, ma è solo una scusa: viene sequestrata e stuprata per tre ore, prima in una stradina deserta vicino al cimitero di Vittoria, poi sulla spiaggia di Marina di Ragusa. È stata liberata solo dopo le 5 del mattino, dopo essere stata minacciata di ritorsioni sulla sua famiglia nel caso in cui avesse raccontato cosa è successo quella notte. "Una odissea", come l'hanno definita senza troppi giri di parole gli inquirenti, nello specifico il Gip della città siciliana, Vincenzo Ignoccolo, nelle cinque pagine dell'ordinanza di custodia cautelare con cui, accogliendo la richiesta della Procura, convalida il fermo dell'uomo e ne dispone la custodia cautelare in carcere.
Il Giudice delle indagini preliminari ha anche sottolineato come le dichiarazioni della vittima, raccolte in un'apposita ‘area protetta' della squadra mobile della Questura di Ragusa, con il supporto anche di una psicologa, sono credibili perché "spontanee, immediate, lucide, precise, dettagliate e circostanziate e prive di significative contraddizioni o sbavature", mentre l'aguzzino "ha un'indole gravemente sopraffattrice, tendente a sfruttare a proprio vantaggio le debolezze dell'altro sesso". Il sospetto degli agenti è che tra la condanna ricevuta nel 2018 e questo nuovo crimine ci possano essere altre donne vittime di violenza che per paura di ritorsioni non hanno denunciato.