Ragusa, apre una Funeral Home ma per i vigili è un obitorio
Tutto comincia nel 2010 quando la signora Franca Arrabito apre a Ragusa una "Funeral Home". Si trattava di una camera ardente a pagamento, di una casa in cui vegliare il proprio defunto con tanto di salottini, bagni e persino una sala ristoro. Un luogo, diverso dall'abitazione del defunto stesso, in cui parenti ed amici avrebbero avuto la possibilità di ricordarlo per l'ultima volta. Insomma, una veglia funebre; un "sogno" per la signora Arrabito. Nel corso di controlli da parte del personale di polizia in data 14 Dicembre 2010, però, è stato accertato che la titolare avrebbe esercitato un'attività configurabile come "deposito di osservazione ed obitorio", in violazione del regolamento comunale di polizia mortuaria. Secondo il dirigente del Comune di Ragusa, non sarebbe stata rilasciata alcuna autorizzazione amministrativa; inoltre, la ditta avrebbe dichiarato di voler esercitare un'attività relativa al "disbrigo pratiche inerenti le onoranze funebri", e non quindi una camera ardente a pagamento.
Funeral Home: camera ardente o obitorio?
Il 27 Dicembre 2010, dunque, viene ordinata la cessazione immediata dell'attività "illecitamente svolta per la quale non risultava essere stata rilasciata alcuna autorizzazione, nulla-osta, parere o atto del Comune di Ragusa, solo ente titolato a disciplinare e gestire la materia" oltre che l'immediata rimozione di ogni insegna pubblicitaria. Proprio qualche settimana prima, l'8 Novembre, l'amministratore pro-tempore dello stabile condominiale – in cui era sita la "Funeral Home" – aveva inviato una lettera al Comune di Ragusa diffidandolo a rilasciare "autorizzazioni in contrasto con le normative vigenti" e chiedendo di "mettere in atto tutti i controlli necessari" nei confronti della camera ardente gestita dalla signora Arrabito.
Interrotta dai vigili la prima veglia funebre
Cinque anni di "inferno", così li definisce la signora Arrabito, che adesso si è affidata all'avvocato Giuseppe Lipera del Foro di Catania il quale ha sottolineato i due aspetti fondamentali della vicenda: l'assoluto vuoto normativo e "la superstizione di alcuni cittadini ragusani che hanno provocato una pressione ambientale tale da influenzare e condizionare il Comune". Un'interruzione dell'attività che l'avvocato definisce, senza mezzi termini, "ingiusta ed immotivata" con un "travisamento della realtà dei fatti"; "frettoloso e superficiale" l'intervento dei vigili urbani il 14 Dicembre 2010 nel corso della prima (ed ultima) veglia all'interno della "Funeral Home" ragusana. "Se la defunta fosse stata una famosa attrice, un personaggio dello spettacolo o della politica, la sua veglia non sarebbe stata interrotta e disturbata" scrive l'avvocato Lipera. E ancora: "Il fatto che in Sicilia non esistano specifiche disposizioni che disciplinino il fenomeno delle sale di commiato non può significare automaticamente che quelle sorte debbano essere chiuse".
La titolare: "Funeral Home era il mio sogno"
"Ho avuto danni economici, morali e di salute. Ora con chi me la devo prendere? Io volevo fare l'imprenditrice dei morti, per me la Funeral Home era un sogno (e lo è ancora)" ha dichiarato la signora Franca Arrabito a Fanpage.it. "Lo dico sempre ai miei figli: alla mia morte, non desidero veglie in casa. Meglio fuori, anche in un giardino. I morti in casa non mi piacciono, ho la fobia" ha aggiunto. E infine: "Adesso voglio riaprire la mia Funeral Home. Qualcuno deve pagare per quello che mi è stato fatto, sono stata male in questi cinque anni, è stato un inferno. Hanno tagliato le gambe ad un'attività che avrebbe potuto offrire un buon servizio alla città di Ragusa".