Raffaeli, anestesista di Parma: “Non c’era un piano per le catastrofi, abbiamo brancolato nel buio”
Il presidente della fondazione Isal (Istituto di scienze algologiche), nonché noto anestesista di Parma, William Raffaeli, ha parlato di come sarebbe potuta essere migliore la gestione dell'emergenza Coronavirus ai suoi inizi: "Bisognava sequestrare gli alberghi – ha detto Raffaeli -. Come si fa a far fare la quarantena alle persone in casa?". In questo modo si sarebbero infatti creati dei focolai famigliari.
Raffaeli: Abbiamo brancolato nel buio
Il presidente della Isal ha poi parlato di quanto la Cina sarebbe dovuta essere "esemplare", al posto che trattare come "degli idioti" i suoi abitanti. Raffaeli lamenta una manifestazione di superbia da parte delle Regioni che si sono circondate "dei loro esperti di turno", rimanendo comunque senza mascherine. "Abbiamo brancolato nel buio senza accendere le luci", tuona l'anestesista rimandando i giudizi sulla Lombardia al dopo emergenza: "Non sappiamo quali patologie ci fossero prima", dice a Il Cittadino. Il presidente della Isal affronta poi il tema più delicato, quello relativo ai decessi: "I letti in terapia intensiva erano sufficienti per l'attività ordinaria", spiega Raffaeli, che aggiunge: "Bisognava, invece, prevedere un archivio di apparecchiature mobili, di riserva, da campo, per le catastrofi. Non si possono fare piani a caso. L’ospedale in fiera, per esempio, doveva già esser pronto prima". Spazio anche alla polemica sui tamponi realizzati, con il Veneto che li ha effettuati a tappeto, trovando d'accordo Raffaeli: "Il campionamento più ampio è chiaro che è un’operazione più corretta. Abbiamo fatto l’isolamento a Codogno, ma la popolazione era già scappata. Solo il Papa ha capito che ci voleva una voce unitaria". Poi, la stoccata a chi governa le Regioni: "I governi delle Regioni devono discutere insieme, non trovare vie personali, capire che il mondo ogni tanto ha dei sussulti che vanno affrontati prima, non costruendo poi strutture inadeguate".